Martedì 16 Aprile 2024

Lega e Forza Italia Salvini tentato dal voto Ma Berlusconi frena

I sondaggi: incerta la maggioranza del Senato al centrodestra in caso di elezioni. Anche per questo se i 5 Stelle si scinderanno gli azzurri sosterranno Draghi

Migration

Ettore Maria

Colombo

"Ho stima per Draghi. Vedremo se si andrà alle urne oppure no", dice Salvini entrando accolto dagli applausi all’assemblea dei gruppi parlamentari della Lega tenutasi ieri sera a Montecitorio, con il Capitano che si mette in modalità ‘ascolto’. I due capigruppo, Molinari e Romeo, di rimbalzo parlano di "un Paese bloccato da un triste teatrino causato da M5s e Pd (sic) che Draghi e l’Italia non meritano". Insomma, fanno i ‘draghisti’ mentre Giorgetti sorride ("ora discuteremo"…). La Lega è sempre ‘tentata’ dal voto anticipato mentre Forza Italia è sempre più ‘responsabile’. Certo è che, senza FI - e anche senza la Lega - banalmente il governo Draghi non esiste più in natura, e la strada delle urne anticipate – che per ora solo la Meloni chiede – sarebbe spianata.

Ma Lega e pure FI hanno detto chiaro che "con il M5s di Conte nel governo" non ci sono loro. Una posizione netta che accomuna entrambi. Non ci sarebbe, nel caso, santo che tiene: il governo cade e si va a votare, come chiede la Meloni. Ma la discussione non è se appoggiare un governo con i 5Stelle o meno. Quello è un ‘no’. La discussione è se il "fatto politico nuovo" (una nuova scissione nei 5S dopo quella di Ipf) può essere ‘digerita’ non solo da Draghi, ma pure da Lega e FI. E qui, invece, le opinioni divergono.

Le parole di Antonio Tajani ("La soluzione è o un governo Draghi senza 5s o si va a votare") sono chiare, ma "se Conte va all’opposizione e altri 5s diventano responsabili, la nostra linea ha vinto", ragionano gli azzurri vicini al numero due di FI.

Per la Lega, invece, il problema c’è, eccome. Del resto (come si sa) Salvini è tentato dal voto anticipato, Berlusconi molto meno. Il legame con Cdu-PPE è inscalfibile. Il Cavaliere – ieri arrivato a Roma, a Villa Grande, dove ha riunito lo stato maggiore, il coordinatore Tajani in testa, i capigruppo, etc – sa cosa vuole il mondo imprenditoriale e produttivo. Al netto dei ‘falchi’ interni (Ronzulli, Ghedini) e delle ‘colombe’ (i ministri, che Berlusconi snobba a tal punto che neppure li vuole vedere), e Letta, nel senso di Gianni, capofila delle sue vere ‘colombe’ il Cav sa quanto ‘costa’ il voto. Invece, Gianni Confalonieri, con un’intervista che mette a rumore l’intera FI, ma che nessuno vuole commentare, vuole sì che "Draghi, per ora, resti", ma gli chiede di puntare "sulla Meloni leader perché solo con lei il centrodestra torna a Chigi" e, anche, di "dare vita a un unico, grande, partito conservatore". La famosa ‘lista unica’ tra Lega-FI che le colombe di FI vivono come il Demonio. Inoltre pare anche che sia saltato fuori un sondaggio della fidatissima Alessandra Ghisleri, per Euromedia Research, secondo cui, se si andasse alle urne a ottobre, il centrodestra non avrebbe la certezza dei numeri per governare, in particolare dentro il Senato.

D’altra parte, anche Salvini ‘sente’ la sua base. Persino i militanti lumbard gli chiedono di non lasciare spazio alla crisi di governo, figurarsi imprenditori e ceti produttivi. La ‘colpa’ dell’eventuale ricorso al voto anticipato deve ricadere solo e soltanto su Conte e l’M5S, non può finire anche sulle sue spalle, un ‘Papeete bis’. Ieri, Salvini, prima ha visto i colonnelli a Milano, poi i parlamentari a Roma: tutti ‘in pellegrinaggio’ da lui perché solo lui farà le liste. Il vicesegretario Lorenzo Fontana la mette giù dura: "Basta con l’indegno teatrino di 5Stelle e Pd. Il Parlamento è ormai completamente delegittimato. A questo punto, diamo agli italiani la possibilità di scegliere un nuovo Parlamento". Ma così, è la linea di chi punta al voto anticipato. Salvini, convinto di poter risalire nei sondaggi, è tentato dallo ‘strappo’ ma, nella Lega, i governisti, da giorni silenziosi e impenetrabili, pesano ancora il giusto. Zaia, Fedriga, Fontana, vogliono, si sa, che Draghi resti ancora un po’. Salvini deve solo decidere se il ‘numero 2’ della Meloni lo vuole fare subito, con la Lega al 15% e la Meloni al 25%, o tra qualche mese, quando la fusione con FI potrebbe fargli giocare la partita, nel centrodestra, da pari e non da suo ‘vice’.