L’effetto traino del rinato asse franco-tedesco

Giovanni

Serafini

Un incontro a tre, in attesa della foto di gruppo che sottolineerà, oggi a Bruxelles, la volontà europea di difendere l’Ucraina. Il messaggio lanciato da Emmanuel Macron, che ieri sera ha invitato a cena all’Eliseo il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ha una duplice valenza: innanzitutto riaffermare il “sostegno indefettibile” all’Ucraina da parte della Francia e dell’Europa; in secondo luogo, mostrare che i principali protagonisti degli aiuti - sostanzialmente armi e munizioni da inviare a Kiev - sono in questo momento Parigi e Berlino. L’asse franco-tedesco, che negli ultimi tempi sembrava fortemente incrinato, rinasce all’insegna della solidarietà europea nei confronti dell’Ucraina.

Mancava, per completare il quadro dell’incontro all’Eliseo, un terzo interlocutore importante: Giorgia Meloni. È vero che secondo una nota di Palazzo Chigi ci sarà oggi a Bruxelles, a margine del Consiglio europeo straordinario, un incontro bilaterale fra Zelensky e la nostra premier: ma resta il fatto che l’assenza italiana alla cena parigina di ieri sera può apparire singolare. Un volo Roma-Parigi non richiede grandi sforzi organizzativi. Né Macron ha motivi per essere sgarbato con la Meloni, in particolare in questa fase di rinnovata “sintonia costruttiva” con l’Italia. C’è da pensare che la decisione di limitarsi ad un incontro “ai margini” a Bruxelles sia dovuta più che altro a sensibilità di politica interna, considerando che l’Italia è il paese europeo in cui è più forte la percentuale di oppositori all’invio di armi a Kiev.

Per Zelensky il vertice europeo è determinante: sa che Putin sta preparando un attacco massiccio contro l’Ucraina. Se non riceverà in tempo gli aiuti militari annunciati dall’Europa, la partita sarà perduta per lui, oltre che per i paesi che in questa guerra hanno bruciato immensi mezzi ed energie.