Mercoledì 24 Aprile 2024

Le vittime chiedono aiuto Segnali da capire

Matteo

Massi

I l quaderno come unico conforto. La pagina bianca da riempire per denunciare quello che non è semplice fare a parole, rivolgendosi ai propri genitori. "Sono vittima di bullismo". Così aveva scritto la primavera scorsa il 13enne di Gragnano (Napoli) suicida poi a settembre. Un tema che non era mai stato letto dagli insegnanti e che i genitori del ragazzino hanno ritrovato dopo la tragedia.

Difficile per un papà o per una mamma entrare nella testa del proprio figlio, nei suoi silenzi, nei suoi momenti di sconforto, nei suoi abissi. Il senso di colpa che divora. Ma quando suona il campanello d’allarme? E se suona e non ci accorgiamo?

A Cremona un 15enne ha subito vessazioni per mesi – i fatti risalgono addirittura al 2021 – ha provato a far sentire la sua voce a scuola, ha parlato anche con la referente del bullismo dell’istituto, ma lui dice che non è stato ascoltato. Ed è andato quindi alla polizia postale a denunciare il tutto.

Anche in questo caso quando suona il campanello d’allarme per un professore o per un preside? E se suona, come sostiene il ragazzo che sia successo vista l’insistenza nel denunciare di aver subito vessazioni, e non viene colto?

Due storie sicuramente diverse, se non altro perché nel primo caso si tratta di una tragedia. Ma che invece ci impongono, forse, di riflettere su quanto la nostra (intesa come genitori, insegnanti o semplicemente cittadini) capacità d’ascolto sia in grado di cogliere il minimo segnale. Oggi raccontiamo (qui a fianco) di come le baby gang siano ormai diventate un fenomeno allarmante per il nostro Paese, senza distinzioni geografiche. Ma nel raccontarlo non possono passare inosservate (per non sottovalutare poi) le vittime. Quelle che, per la cronaca, conosciamo. E quelle che, purtroppo, come la stessa cronaca ci ricorda anche oggi, invece ignoriamo.