Mercoledì 24 Aprile 2024

Le vite spezzate e il coraggio di ricominciare

Alluvione nelle Marche, quando l'incuria uccide

Agnese Pini

Agnese Pini

I loro corpi se li è presi l’acqua, strappandoli all’istantanea dell’ultimo gesto vitale, che agli occhi di chi resta appare sempre così sconcertante, tragico, semplice: chiudere una finestra, prendere l’auto in garage, cercare a tentoni la maniglia di una porta. Un attimo prima, un attimo dopo, e si sarebbero salvati: così si dice sempre. Ecco come si chiamavano, questi corpi: Erina Febi, Fernando Olivi, Giuseppe e Andrea Tisba, Diego Chiappelli, Marisa Sereni, Mohamed Ennaji. Il più anziano aveva 89 anni, il più giovane 25. Altri sono da identificare e altri ancora, mentre scriviamo, si cercano tra i detriti. Uno di loro è un bambino. Ha otto anni, il suo nome è Mattia.

E allora: per raccontare Pianello d’Ostra, Barbara, Trecastelli, per cristallizzare un’altra data nel lungo memoriale dei disastri ambientali di questi anni – la ricorderemo così: alluvione delle Marche, 16 settembre 2022 – dobbiamo partire da quegli ultimi gesti e da quelle vite, e dalle lacrime di chi da ieri le piange. Perché solo quando dai forma al dolore puoi trasformarlo in una denuncia. E perché il dovere del cronista ci obbliga poi a guardare oltre, più acutamente. Ci obbliga a ricordare che gli ultimi gesti di Erina, Fernando, Giuseppe, Andrea, Diego, Gino non sono stati travolti solo dalle imprevedibili fatalità dello stare al mondo. Ma che ci sono ancora una volta gli errori dell’incuria, delle sottovalutazioni, del menefreghismo, dopo che già nell’alluvione del 2014 quelle stesse meravigliose terre avevano dato prova della loro potenziale distruttività. Dovremo scriverle e scandagliarle quelle incurie e quelle sottovalutazioni, perché non abbiamo altro compito e altro strumento se non quello di farne testimonianza. Lo dobbiamo soprattutto a chi da oggi sta semplicemente ricominciando a vivere. Sta ripulendo i vestiti, le strade, i pavimenti, le case, le stoviglie, i grembiuli, le foto, dal fango secco che ha lo stesso colore grigio delle lacrime, sta ricordando i suoi morti e sta mettendo al sicuro i suoi vivi. Con dignità, con fatica, con coraggio. Il Coraggio, come nel titolo della nostra prima pagina, alla fine è sempre e solo questo: è ricominciare.