Mercoledì 24 Aprile 2024

Le tre dosi: Colle, Sanremo e Francesco

L'editoriale di Michele Brambilla

L'editoriale di Michele Brambilla

Dopo le tre dosi di vaccino che hanno svuotato le terapie intensive, abbiamo avuto tre dosi di vaccino mediatico che nelle ultime due settimane hanno – finalmente – svuotato le prime pagine dei giornali (e i talk show, e si spera anche le discussioni al bar) dello psicodramma che ha monopolizzato i nostri discorsi da due anni a questa parte: il Covid. Con i suoi bollettini quotidiani, i suoi virologi in tv, le sue diatribe fra pro e no vax. Le tre dosi mediatiche sono state: l’elezione del presidente della Repubblica e la settimana di trattative che l’ha preceduta; il festival di Sanremo; l’intervista di Fabio Fazio a papa Francesco a Che tempo che fa.

Stiamo, dunque, tornando alla normalità. La lotta al virus sarà ancora lunga, ma forse ci siamo accorti che si può anche parlare d’altro. Il Festival di Sanremo (che nessuno ammette di guardare) ha polverizzato tutti i record di ascolto. Pure il Papa da Fazio ha fatto un boom di ascolti e ha monopolizzato i commenti sul web. Ed è su questa terza dose di “vaccino“ che ci vorremmo soffermare.

Perché il Papa ha bucato lo schermo? Non era certo la prima intervista di Francesco. Ma era la prima volta che un papa andava a Che tempo che fa, cioè in un particolare tipo di talk show. E un sommo pontefice a un talk show, per molti, è una sorta di sacrilegio.

Personalmente la penso come Paolo Mieli: il Papa ha fatto benissimo ad andarci ma attenzione: una partecipazione resta sui libri di storia, mille – magari a discutere con i virologi, Frassica e Orietta Berti – ridurrebbero il papato in burletta. E non crediamo che Bergoglio possa cadere in una simile trappola. Ma perché diciamo che ha fatto bene ad andarci domenica sera? L’obiezione è: il papa deve mantenere una certa distanza, parlare poco e nelle sedi appropriate. Così i papi hanno fatto per secoli.

Ma i tempi cambiano, e se è vero che il cristianesimo è incarnazione, il papa può e forse deve parlare al mondo con i mezzi del mondo. Anche Pacelli – secondo i nostalgici l’ultimo vero Papa... – si trovò a fare i conti con microfoni e gli altoparlanti.

Francesco è contestato dai tradizionalisti e da molti conservatori: curiosamente, le stesse persone che hanno sempre sostenuto che non s’insegna al papa a fare il papa, che durante il conclave è lo spirito santo a guidare l’elezione, che l’eletto gode della “grazia di stato“ ed è infallibile quando parla di fede e di morale. Ora, a queste persone che hanno così tanta fede va posta una domanda: lo spirito santo e la grazia intervengono solo per i papi che vi stanno simpatici? Perché una cosa è vera sempre o non lo è mai, mi pare.