Sabato 20 Aprile 2024

Le tracce degli sciacalli nelle telecamere

Arezzo, a caccia delle immagini utili rimaste nella videosorveglianza. Gli investigatori: forse una banda dell’est, sapeva dove stava colpendo

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di Salvatore Mannino

Sì, è andata proprio come era parso da subito: i ladri-sciacallo che hanno osato profanare la villa-agriturismo di Paolo Rossi, hanno colpito durante il funerale, quando erano sicuri che a Cennina, splendido scenario di Valdambra, comune di Bucine, non ci fosse nessuno. Le prime indagini confermano l’impressione immediata: nel giorno in cui l’Italia diceva addio al suo campione più amato, c’erano mascalzoni così sfrontati da calcolare che era il momento giusto per agire indisturbati, sicuri non solo che non ci fossero la vedova e le figlie, nel Duomo di Vicenza, ma neppure il personale del relais, davanti alla Tv per la diretta della cerimonia.

Per ora, dicono fonti dell’Arma, è solo una pista investigativa, perché l’arco temporale in cui può essere avvenuto il raid è più ampio, dal venerdì pomeriggio fino a sabato sera alle 19.30 quando un collaboratore di famiglia ha scoperto la finestra di cucina forzata. Ma i carabinieri più esperti sono pronti quasi a giocarcisi la camicia.

I ladri sono entrati appunto dalla finestrina, di cui hanno divelto la grata protettiva esterna e una volta dentro non si sono fatti ingannare neppure dal piccolo trucco che Pablito e la moglie avevano studiato in passato dopo aver subìto altri furti: la cassaforte aperta e vuota, come a dire che lì non c’era niente da rubare. In effetti, il bottino è sì di valore, soprattutto dal punto di vista affettivo, ma non clamoroso. Il Rolex di Pablito, appunto, cui lui era molto affezionato, come ha raccontato a caldo a Qn la vedova Federica Cappelletti, e 150 euro in contanti che erano rimasti dentro casa per un pagamento. Niente altro, nemmeno i cimeli sportivi dell’uomo che fece piangere il Brasile, che nella villa non c’erano. Poi la banda si è dileguata, probabilmente a bordo di un paio di auto o di una macchina e di un furgoncino, come risulterebbe dalle prime testimonianze raccolte nelle case dei dintorni.

Quanti erano? Sicuramente più di uno, dicono i carabinieri, col giovane capitano Davide Millul, della compagnia di San Giovanni Valdarno, a guidare il lavoro dei suoi. Sono stati così sfacciati però da portarsi via il dischetto di registrazione automatica del sistema di telecamere della villa, in modo da rendere più difficile identificazione e quantificazione dei ladri-sciacalli. Gang non solo sfrontata ma anche esperta. È rimasto però l’impianto di videosorveglianza dell’agriturismo e lì gli uomini dell’Arma contano di trovare immagini utili. Niente impronte, si spera, ma non troppo, nelle tracce degli smartphone sulle celle.

Chi erano? La prima pista che si sta seguendo è quella di una banda dell’est, forse di nomadi, una delle tante che infestano le campagne della Valdambra di Pablito. Stavolta, però, non è stato un furto a casaccio, pensano i carabinieri. No, i delinquenti senza pudore e senza vergogna sapevano che era la villa di Paolo Rossi e volevano andare a colpo sicuro.

Infine, la sequenza del dopo-raid: nella serata di sabato la scoperta della casa svaligiata, rovistata e lasciata in totale disordine, ma nessuno fa il 112. Parte subito, invece, la chiamata al padre di Federica, che avverte la figlia, accanto alla salma di Paolo, in attesa della seconda cerimonia funebre di ieri a Perugia. Lei si precipita a Cennina, mentre finalmente i carabinieri vengono messi in moto, ma da Roma.