Le toghe scrivono al Colle: lo scandalo continua

Appello di 67 magistrati a Mattarella. "Dopo il caso Palamara non è stato fatto nulla. Misure drastiche, serve il sorteggio del Csm"

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di Ettore Maria Colombo

Due mesi fa 67 giudici italiani avevano scritto a Luca Palamara per chiedergli di inviare a tutti loro le sue chat, visto che l’Anm non riusciva ancora a entrarne in possesso. Adesso è al Capo dello Stato, e presidente del Csm, Sergio Mattarella che si rivolgono i 67 giudici citati per sollecitarlo – un errore grave dal punto di vista formale: il capo dello Stato non può certo imporre scelte al Csm – sia a promuovere il sistema del sorteggio per eleggere il parlamentino dei giudici italiani (il Csm, appunto), una via che, a loro avviso, sradicherebbe le correnti, sia una commissione d’inchiesta (già chiesta, in verità, nel Parlamento, da Forza Italia) perché "lo scandalo continua e solo pochi hanno fatto un passo indietro". Palamara, ricordiamolo, è da ieri accusato di un gravissimo reato, corruzione in atti giudiziari, nell’ambito dell’inchiesta che la procura di Perugia sta conducendo su di lui. Palamara è ormai un ex magistrato, dopo l’espulsione decisa dal Csm, ed essere diventato però anche un ‘grillo parlante’ della magistratura italiana con il suo libro-verità, Il Sistema, scritto a quattro mani con il direttore del "Giornale", Sallusti.

Sono 67, dunque, i magistrati dell’ultima ‘lettera aperta’. Tra loro ci sono le quattro toghe – Andrea Reale, Giuliano Castiglia, Isa Moretti, Maria Angioni – elette all’Anm (il sindacato dei giudici italiani) per la corrente Articolo Centouno, gruppo ‘movimentista’ che ha incassato ben 737 voti, ma è rimasto fuori dall’accordo tra le quattro aree storiche del Csm che ha eletto la nuova giunta.

Un gruppo, Articolo Centouno, che però, con i suoi interventi e le sue iniziative, sta dando filo da torcere al governo dell’Anm e al suo presidente, Giuseppe Santalucia, utilizzando proprio il sistema delle lettere aperte che coinvolgono i colleghi. Come quella scritta a Palamara.

Tra le firme spiccano, oltre alle quattro toghe di Articolo Centouno, l’ex gip di Milano, e ora a Roma, Clementina Forleo; Gabriella Nuzzi, ex pm di Salerno che si occupò del caso de Magistris e finì sotto azione disciplinare al Csm; Guido Salvini di Milano, famoso per aver rifatto il processo per la strage di piazza Fontana; l’ex pm di Catania Felice Lima, protagonista di frequenti polemiche sulle liste delle toghe; Andrea Mirenda, giudice di sorveglianza a Verona. E, ancora, Milena Balsamo, toga della Cassazione, Francesco Bretone e Desireé Digeronimo, pm ed ex pm a Bari.

Un gruppo di toghe che ha sempre contestato il sistema delle correnti e che, ora, dopo il caso Palamara, ha ulteriormente inasprito i suoi giudizi e le sue iniziative. Le richieste contenute nella lettera ‘dei 67’ sono state oggetto di numerosi interventi, durante le riunioni dell’Anm, ma non sono mai andate al di là dei voti contrari. Fino a oggi.