Giovedì 18 Aprile 2024

"Le supersfide per aumentare i fan E allargare la platea d’investitori"

Bellinazzo, esperto in economia sportiva: "Perez e gli altri puntano a coinvolgere i grandi fondi"

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di Gianmarco Marchini

Dodici, come gli apostoli. Domenica potrebbe essersi consumata l’ultima cena del pallone che fu: sulla tavola gli interessi e il futuro del calcio mondiale. Perché, a prescindere da come finirà la surreale storia della Super Lega, il sistema andrà ripensato. Abbiamo chiesto una lettura a Marco Bellinazzo, esperto in economia sportiva de Il Sole 24 Ore.

A capotavola c’è Florentino Pérez, il presidente del Real Madrid, che ha riassunto così il senso della rivolta: "Se non guadagniamo noi, il calcio muore".

"È chiaro che Perez pensi a tutelare la sua società, a salvare i bilanci e dare un futuro al club. Il Real avrebbe dovuto fatturare un miliardo di euro, invece si fermerà a 700-750 milioni. I blancos, come Tottenham e Barcellona, hanno fatto grandi investimenti e quando volevano raccoglierne i frutti è arrivata la pandemia che ha dimezzato, se non annullato, i ricavi da sponsor, stadio e media".

Le vie di Florentino, però, sono infinite. Una delle sue società controlla il 49,9% di Abertis che ha appena offerto 10 miliardi per acquisire Autostrade per l’Italia...

"Dietro a ciascuno di questi dodici club, ci sono grandi gruppi che perseguono altri interessi di carattere finanziario e industriale. Ma credo che, nello specifico, le due cose siano scisse, camminino su binari diversi".

Sul treno è salito Andrea Agnelli. Eppure il presidente della Juve inseguiva da dieci anni la Champions.

"Il suo interesse è definire un modello di business sostenibile per mantenere il club nell’élite del calcio mondiale: sa benissimo che, senza questa rivoluzione, i bianconeri avrebbero faticato a restare a quei livelli. Si sarebbero visti costretti a cedere qualche top player, a cominciare da Ronaldo".

Che fine farebbero, invece, i gioielli del Psg se i francesi dovessero davvero restare fuori da quest’ipotetico torneo?

"È inevitabile che i vari Neymar ed Mbappé scapperebbero via. Ma attenzione, i parigini hanno la proprietà del Qatar che, come noto, ospiterà i mondiali Fifa del prossimo anno: in questa fase lo sceicco Al-Khelaifi preferisce avere una posizione defilata. Il loro è un ‘no’ strategico e provvisorio".

E che tipo di ‘no’ è quello del Bayern Monaco?

"Anche qui occorre aspettare l’evoluzione degli eventi. Fino a poco tempo fa le big tedesche erano dentro al progetto, poi sono sorti problemi legali con la loro federazione: clausole che vietano la formazione di nuovi format. Ma un conto è essere tra i fondatori, un altro partecipare".

L’Inter non ha esitato ad aderire: Suning ha trovato la soluzione all’enigma societario?

"Evidentemente Zhang ha tergiversato nell’eventuale idea di cessione: già adesso il club vale il 25% in più. Il partner finanziario che cercava l’ha trovato in Jp Morgan, che darà a ogni club un contributo d’avvio di almeno 250 milioni: guarda caso gli stessi soldi che ai cinesi servivano per prendere tempo".

Cosa c’è dietro il sì del Milan?

"Elliott ha già risistemato il club, ma adesso con la Super League potrà sbloccare la questione stadio. E qui torna in gioco di nuovo l’Inter".

Perché ora la rivoluzione?

"Due i motivi: il fabbisogno finanziario legato alle perdite causate dalla pandemia e l’esigenza industriale. Siamo entrati nella cosiddetta economia dell’attenzione: il valore monetario è collegato al tempo e quello che il pubblico dedica al calcio è sempre meno. Meno tempo, meno soldi. Queste dodici società hanno capito che il loro rivale non era tra loro, ma sono l’Nba, la Nfl, gli sport elettronici. I ragazzi dai 20 anni in giù seguono sempre meno il pallone. Da qui l’idea di recuperare fan creando un torneo dove i top club abbiano la possibilità di scontrarsi più volte".

Con buona pace del merito sportivo e dei romantici.

"L’attuale sistema non è meritocratico. Se guardiamo a questi dodici club vediamo che hanno già monopolizzato campionati nazionali e coppe: la Super League, di fatto, esiste già".