Mercoledì 24 Aprile 2024

Le suore social si ribellano al Vaticano. Barricate contro la nuova badessa

Le 13 benedettine commissariate per una clausura troppo esuberante si chiudono in convento. La madre superiora si difende: "Non abbiamo disobbedito". Tifosi scatenati sul web: "Resistete"

Uno dei mercatini organizzati dalle suore di clausura, dove vendono i loro prodotti

Uno dei mercatini organizzati dalle suore di clausura, dove vendono i loro prodotti

Pienza (Siena), 23 febbraio 2023 - Le ultime voci dal monastero di Maria Tempio dello Spirito Santo a Pienza, diventata roccaforte della protesta di tredici suore benedettine, ribellatesi ai decreti della Santa sede e alla nomina di una nuova madre superiora, parlano di auto che non sono più nel parcheggio del convento, porte e cancelli sbarrati, silenzio irreale intorno al monastero. Proprio ora che a Pienza stanno per arrivare inviati da diverse parti d’Italia, per raccontare la clausura social, la cella con vista sulla Valdorcia, le offerte commerciali anche su Facebook di soggiorni brevi per giovani donne dai 18 ai 38 anni per provare l’ebrezza della vita claustrale, madre Diletta Forti e le dodici monache sembrano sparite nel nulla.

Suore di Pienza, la guerra segreta. L'ombra dell’attacco a Bergoglio

L’ultimo contatto con l’esterno è la nota che madre Diletta ha inviato a La Nazione l’altra sera. Una contestazione condita con termini giuridici e canonici, come ’Monastero sui iuris della Chiesa Cattolica che dipende esclusivamente dalla Santa sede’, che rispedisce al mittente i decreti emanati dal Dicastero per gli Istituti di Vita consacrata. Con la nomina della nuova badessa del monastero, proveniente da Amelia, in provincia di Terni, che ha trovato le porte chiuse a Pienza e le suore barricate con la ferma intenzione di non farla entrare.

"Questa comunità monastica - ha scritto suor Diletta nella sua arringa contro l’Arcidiocesi di Siena e Pienza - respinge ogni accusa, anche solo remota, di disubbidienza e resistenza, ai comandi dei legittimi Superiori, quando comandano secondo diritto". Madre Diletta scrive di "grossolane anomalie e vistose problematicità giuridiche", che spingerebbero a ritenere ’inefficaci’ giuridicamente i decreti della Santa sede. Il comunicato-arringa di madre Diletta, che da laica era maresciallo delle Guardie Forestali, continua definendo "pretestuoso e mistificante" il comportamento delle autorità diocesane, a rivelare "toni intimidatori, da scandalo pubblico". La conclusione è una diffida alla Diocesi di Pienza-Montepulciano-Chiusi, passata da pochi mesi sotto la guida dell’arcivescovo di Siena, il cardinale Augusto Paolo Lojudice, "a intraprendere azioni e prendere posizioni che trascendano le materie di propria competenza". Un atto di guerra in piena regola, che ha regalato alle 13 monache di Pienza, un sostegno sui social da parte di chi le invita a non mollare e "a non soffocare la loro gioiosa apertura al mondo".

Il caso sta diventando sempre più spinoso. E il dossier delle monache di Pienza è piovuto sul tavolo del cardinale Lojudice da settembre scorso, quando la diocesi pientina è stata unita a quella di Siena. Le tredici suore benedettine erano in un monastero nelle Marche, sembra a Sant’Angelo in Pontano, un paesino di poco più di mille anime in provincia di Macerata. Il terremoto ha messo a rischio la stabilità del monastero, le suore benedettine sono prima andate in Olanda. E dopo poco più di un anno, si dice perché non gradite alle autorità ecclesiastiche olandesi, sono state accolte a Pienza dall’allora vescovo Stefano Manetti, da pochi mesi presule a Fiesole.

La loro esuberanza social, i soggiorni claustrali offerti a giovani donne, il pappagallo e il cane in convento, le foto di gruppo con splendida vista sulla Valdorcia, hanno spinto la Santa Sede a inviare un visitatore apostolico. Che avrebbe scritto un dossier sulle 13 benedettine e la loro idea particolare di clausura. In questi mesi il cardinale Lojudice sarebbe andato diverse volte all’interno del monastero, per cercare una soluzione. E la nomina della nuova badessa era accompagnata dalla promessa di continuare a pagare le bollette e le spese della struttura. Ma per ora la pace non è tornata nel convento di Pienza.