CLAUDIA MARIN
Cronaca

Le stime dell’Europa Frena la locomotiva tedesca e anche l’Italia cresce meno Conseguenze sulla manovra

Il nostro Pil rallenta: nel 2023 solo più 0,9% e cala la produzione industriale. Pesano Berlino e la Bce. Soffrono tutti i settori, in calo i prestiti alle imprese. L’Ue chiede chiarimenti sulla ratifica del Mes.

Le stime dell’Europa  Frena la locomotiva tedesca  e anche l’Italia cresce meno  Conseguenze sulla manovra
Le stime dell’Europa Frena la locomotiva tedesca e anche l’Italia cresce meno Conseguenze sulla manovra

di Claudia Marin

Il crollo dell’economia tedesca rimbalza anche e soprattutto sull’economia italiana e, insieme con il buco del Superbonus e il livello dei tassi, rischia di rendere drasticamente più complicata con Bruxelles la definizione della manovra per il prossimo anno. Ma, per comprendere ancora il meglio il nervosismo che corre tra Roma e la Capitale dell’Europa, e, dunque, tra Giorgia Meloni e i suoi ministri e il commissario europeo Paolo Gentiloni, basta mettere in fila i dossier che compongono il complicatissimo puzzle dei rapporti con l’Europa: Ita, Mes (per il quale è arrivata l’ennesima chiamata pressante per la ratifica), Pnrr, Patto di Stabilità.

I NUMERI DI BRUXELLES

La Commissione taglia le previsioni economiche per l’Italia, che quest’anno si fermerà a +0,9%, e per l’Eurozona, che complessivamente avrà un Pil a +0,8%. Il caro-prezzi pesa sui consumi e il rialzo dei tassi comprime il credito bancario. D’altra parte il quadro italiano dice che crolla la produzione a luglio (Istat, -2,1%) e calano i prestiti ai privati (Bankitalia, -2,3%). "L’economia dell’Ue ha perso slancio dalla primavera", ha segnalato Gentiloni rivendicando come le azioni ai molti shock abbiano comunque permesso ai Paesi del blocco di evitare la recessione. Anche se la frenata italiana nel secondo trimestre "ha sorpreso". Ma, a ben vedere, c’è chi sta messo peggio di noi. E non è un bene per l’Italia. Va decisamente peggio del previsto la Germania sulle cui prospettive Bruxelles cala la scure, riducendo le previsioni dal +0,2% visto ancora nelle stime di maggio a una contrazione dello 0,4% nell’intero anno.

AL CENTRO DELLA CONTESA

È arrivato agli ultimi giri di pista l’iter per il sospirato pagamento all’Italia della terza rata del Pnrr da 18,5 miliardi di euro. Servirà ora solo un ulteriore passaggio burocratico in Commissione, per il quale serve in genere al massimo una settimana. Ma, mentre l’Italia alza il livello dello scontro con la Ue, puntando il dito contro l’inerzia del "suo" commissario Gentiloni e contro le lungaggini sul dossier Ita-Lufthansa, Bruxelles, da un lato fa sapere che su Ita le trattative sono "fitte", la "buona volontà" è presente, ma i nodi da sciogliere restano molti, dall’altro rilancia ricordando le inadempienze di Roma. Unica rimasta a non aver ratificato la riforma del regolamento del Meccanismo europeo di stabilità. Che senza l’ok italiano rimane incompiuta e lascia le banche senza backstop in caso di shock. La questione del Mes, che la maggioranza ha messo in stand by alla Camera almeno fino a fine ottobre, torna inevitabilmente sul tavolo alla vigilia di un Eurogruppo informale in cui Giancarlo Giorgetti sarà chiamato a dare ai colleghi un "aggiornamento sullo stato di avanzamento della ratifica", ha spiegato un alto funzionario europeo. Ma, filtra dai partiti che sostengono il governo, non ci sarebbe alcuna intenzione di accelerare. Anzi. Le condizioni non sono cambiate, e così anche la posizione di Meloni: "Non ho cambiato idea, ma discuterne ora non è nell’interesse nazionale". La riscrittura del Patto di Stabilità, è il timore di Roma, rischia di penalizzare alla fine l’Italia. E finché il negoziato va avanti serrato ma non fa passi avanti, anche il Mes – il ragionamento che si fa in maggioranza – resterà congelato.

IL CASO GENTILONI

È proprio il nervosismo sul Patto (e sul Pnrr), dicono dalle opposizioni, ad avere spinto il governo, dai vicepremier alla stessa Meloni, ad alzare i toni contro Gentiloni che presentando le stime – e difendendo l’andamento dell’economia italiana – si è chiamato fuori "dalle polemiche". Sottolineando però che sono proprio queste a "danneggiare l’Italia". "Ci tengo al mio Paese, per questo non le alimenterò", le poche parole dedicate dal commissario agli Affari economici alla querelle che lo vede nel mirino da diversi giorni. Non sarebbero andate giù nella maggioranza, raccontano, le comparsate alle feste dell’Unità e gli interventi poco lusinghieri nei confronti del governo. Proprio mentre la Commissione si mostra particolarmente "occhiuta" su tutte le questioni che riguardano l’Italia, sia Ita sia il Pnrr, su cui da mesi si registrano, a detta italiana, particolari rigidità negli uffici di Bruxelles.