Mercoledì 24 Aprile 2024

Le spiagge fanno gola agli stranieri. Allo studio concessioni balneari a ostacoli

Dagli indennizzi ai bandi: partiti e associazioni propongono correttivi per salvare l’italianità degli stabilimenti

Il nodo concessione balneari

Il nodo concessione balneari

Le grandi multinazionali del turismo hanno già messo gli occhi sulle perle costiere italiane, da Capri a Positano, da Rimini a Venezia, dalla Sicilia alla Toscana. Dal 2024, infatti, potrebbero finire sul mercato le oltre 26mila concessioni balneari che, attualmente, sono controllate da soggetti italiani. Un giro di affari stimato, per difetto, sui 15 miliardi di euro. Cifre che naturalmente fanno gola a tutti i giganti del settore.

Nessun vincolo tricolore

Il disegno di legge sulla Concorrenza non prevede nessun vincolo "tricolore" sulla liberalizzazione delle concessioni dal 2024. Né potrebbe essere altrimenti per un provvedimento pensato e promosso nel segno delle regole comunitarie. Il risultato è che dall’anno prossimo tedeschi, francesi, olandesi e perfino cinesi, potranno venire a gestire arenili e lidi anche nei posti più esclusivi e ricercati al mondo. Vero che anche gli italiani potranno fare lo stesso. Ma nello scambio, probabilmente, abbiamo tutto da perderci, considerando le bellezze uniche del Belpaese.

Dobbiamo rassegnarci a veder sventolare la bandiera tedesca a Punta Tragara a Capri o quella cinese sulla Costa Smeralda? Il rischio è tutt’altro che remoto. Tanto che partiti e associazioni di settore stanno studiando una serie di correttivi. Ecco le principali ipotesi sul tappeto.

La mappatura

Il governo prevede di fare una mappatura di tutte le concessioni da mettere a gara. L’operazione potrebbe essere accompagnata da un censimento degli investimenti effettuati dagli attuali titolari di concessione, compreso il residuo ancora da realizzare.

In questi casi potrebbe esserci una proroga della gara per coprire il periodo da ammortizzare.

Gli indennizzi

L’idea è semplice: dare un valore agli investimenti materiali e immateriali fatti dagli imprenditori che attualmente gestiscono gli arenili che verrebbero poi risarciti in sede di gara.

Sarebbe una semplice partita di giro, a costo zero per lo Stato e che finirebbe anche per rendere più ricco il patrimonio dell’azienda nel caso dovesse essere ceduta al termine della concessione.

Per evitare sopravalutazioni si ipotizza anche un canone di concessione che risulterebbe pari ad un 7% del valore.

La tesi è di Alberto Heimler, grande esperto di concorrenza, e punta ad evitare che i concessionari sparino un prezzo altissimo per fare cassa.

Le gare

Per difenderci dall’invasione degli stranieri sarà soprattutto importante il modo in cui si scriveranno le gare per le concessioni. Si studiano, ad esempio, criteri rigidi per riservare la partecipazione solo a soggetti che vantano una professionalità accertata e misurabile sul campo nell’ambito dei servizi di balneazione. Un modo per evitare che ai bandi possano partecipare aziende squisitamente finanziarie.

Clausole e premialità

Altre tutele potrebbero essere previste, sempre nelle gare, introducendo meccanismi di premialità destinati soprattutto ai piccoli imprenditori: sarebbero favoriti i soggetti che dal 2017 hanno avuto come reddito economico prevalente quello della gestione dei lidi. Potrebbero essere previste, poi, clausole sociali per garantire l’occupazione agli attuali dipendenti.

I nodi da sciogliere

Norme e paletti saranno davvero sufficienti per fermare l’avanzata degli stranieri? Il nodo delle concessioni balneari è ancora tutto da sciogliere. Draghi vuole chiudere la partita entro maggio e ieri ha scritto alla presidente del Senato, Elisabetta Casellati, per chiedere di stringere i tempi. Dall’altra parte della barricata, i sindacati e le associazioni dei balneatori non nascondono i timori sulla possibile invasione dei nostri lidi da parte dei grandi soggetti esteri.

"Se passasse il testo così com’è sarebbe una battaglia impossibile, la riedizione di Davide contro Golia dove però, a vincere, sarebbero i soggetti più grandi e non quelli più deboli", sentenzia Alberto Bertolotti, vicepresidente del Sindacato Italiano Balneatori della Confcommercio.