Le sette pizze d’asporto e i vicini-spioni

Giorgio

Comaschi

Ma se famiglia siamo in quattro e ordiniamo sette pizze perché io ne mangio due e mio figlio pure e una ce la dividiamo, dietro alle finestre del palazzo ci sono i vicini che contano i sette cartoni di pizze e chiamano la polizia? Forse sì. La guerra fredda. Le spie sono al lavoro, dalle case, dai davanzali, dai pianerottoli, dai visori delle porte. Da un sondaggio, 3 italiani su 4 spiano i vicini per inchiodarli sulla regola del sei, col resto di uno, come i 44 gatti dello Zecchino. Il Covid ha fatto esplodere una moda che chiameremo del “Tò mò!”. Nel senso che io ti becco in castagna e “tò mò!”, lo dico alla maestra. I paladini del mondo, del senso civico, i guardiani del giusto. C’è gente che sta con l’orecchio attaccato ai muri in attesa del coretto “tanti auguri a te”, che vuol dire festa, che vuol dire gente, che vuol dire sputacchi sulle torte (a proposito, chi è che si azzarda oggi a soffiare sulle candeline?), e parte con la telefonata-spia che fa scattare le forze speciali. Pare ci sia gente che si nasconde sotto i tavoli, negli armadi, come i vecchi amanti in mutande sorpresi sul fatto dai mariti. Il controllo arriva e…”allora, vediamo, uno, due, tre…và bè, siete cinque, tutto a posto”. E parte lo starnuto da dentro l’armadio che getta tutti nel panico. Siamo alla guerra fredda appunto, che poi non è poi così fredda perchè uno che prende 400 euro se non ha la mascherina, si scalda un bel po’. Altra domanda: se in una famiglia sono in cinque chi che deve star fuori? Al marito, di solito, non gli dispiacerebbe neanche. O fanno a turno? Insomma è una confusione pazzesca. Il tutto all’ombra degli aperitivi, che sono il vero flagello dell’ultimo decennio. Domanda: perché quando un gruppetto di cinque ragazze si siede a un tavolo di un bar, tutte si tolgono automaticamente la mascherina? Eppure non stanno mangiando. E perchè si avvicinano a parlare per stare più strette? Forse il “fungo” non scalda abbastanza? Comunque salute!