Giovedì 18 Aprile 2024

"Le scuole superiori devono restare aperte" Studenti, genitori e prof contro le Regioni

La didattica a distanza decisa da Lombardia e Campania nel mirino del ministro Azzolina. Anche il sindaco di Milano attacca Fontana. Il governatore replica: "Decisione presa seguendo le indicazioni del Cts. Chi non è d’accordo può impugnare l’ordinanza"

di Veronica Passeri

Sulla scuola lo scontro corre sul filo – con connessioni peraltro non sempre funzionanti – della didattica a distanza. Che poco più di un mese e mezzo fa, all’apertura della scuola, sembrava non dovesse più tornare in campo e che, invece, da lunedì sarà realtà per gli studenti delle superiori della Lombardia, mentre in Campania tutte le scuole restano chiuse fino a fine mese. Nelle Marche è stata firmata un’ordinanza che dalla mezzanotte prevede la didattica a distanza per il 50% degli studenti degli ultimi tre anni delle scuole superiori. Ma alla decisione dei governatori Attilio Fontana e Vincenzo De Luca, firmatari delle ordinanze che prevedono misure ancora più restrittive per arginare il contagio da Coronavirus, si ribellano un po’ tutti. Il mondo della scuola, le famiglie, i sindacati, gli stessi sindaci di Milano e Napoli e la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, tutti uniti contro la chiusura della scuola in presenza, servizio essenziale da lasciare in piedi cercando altrove – sul banco degli imputati c’è il trasporto pubblico – i comportamenti o le situazioni responsabili della crescita dei contagi.

La ministra è convinta che "per evitare danni all’apprendimento di un’intera generazione" si debba fare "qualsiasi cosa per mantenere le nostre scuole aperte" assicurando la sicurezza dei cittadini e insieme il diritto all’istruzione. Da qui l’invito della titolare del ministero di viale Trastevere alla Regione Lombardia a trovare soluzioni differenti rispetto alla didattica a distanza che nella regione scatterà da lunedì prossimo nelle scuole superiori. Ma il governatore Attilio Fontana, che ha mandato alla ministra una lettera di risposta formale, tiene il punto e lancia la sfida: le misure prese, visti "i dati relativi alla curva epidemiologica" correlati anche alla situazione del trasporto pubblico locale, sono "necessarie" e "stringenti" ma "se il ministro reputa eccessivi e non idonei i nostri provvedimenti può impugnarli". E a chi accusa i governatori pro chiusure di sacrificare la scuola invece di concentrarsi sui trasporti pubblici Fontana risponde di aver fatto presente più volte al governo le difficoltà del Tpl presentando istanze rimaste "inascoltate".

Il sindaco di Milano Beppe Sala sta con la ministra e critica l’ordinanza sottolineando che il provvedimento non è stato discusso con i sindaci e che "non ha senso in questo momento la Dad, bisogna alternare didattica a distanza e in presenza nelle scuole, così deve essere per tutti gli ordini di scuole". Nei giorni scorsi anche il sindaco di Napoli Luigi de Magistris ha criticato la chiusura delle scuole in Campania parlando di "resa" e accusando la Regione di "aver fatto poco in questi mesi".

Contrario anche il presidente dell’Associazione nazionale presidi Antonello Giannelli secondo il quale "in questi mesi la scuola sicuramente ha preso molti provvedimenti, alcuni condivisibili altri meno, però è stato fatto tanto. Mentre gli altri sistemi cosa hanno fatto? Ad esempio le asl non sono più in grado di tracciare i casi di positivi scoperti a scuola oppure per quanto riguarda il trasporto non è stato comprato un solo autobus. Ma adesso ci dicono che, siccome tutti questi sistemi non funzionano, allora bisogna tenere i ragazzi a casa. Qualcosa non torna". Peraltro, attaccano i presidi, l’uso "integrato ed equilibrato" della didattica a distanza è una decisione "va presa dalle singole scuole che sono autonome e che la Costituzione salvaguardia nella loro autonomia".