Martedì 23 Aprile 2024

Le scarpe italiane a Mosca "Senza Russia chiudiamo"

La Obuv Mir Kozi è dedicata alle calzature. Lo scoglio dei pagamenti. BolognaFiere ha organizzato la trasferta: "L’iniziativa non rientra nelle sanzioni"

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di Vittorio Bellagamba

MOSCA

L’Obuv Mir Koži, grande fiera internazionale delle calzature, si è aperto ieri all’Expo Center di Mosca e i primi commenti dei calzaturieri italiani presenti all’Expocentre di Mosca sono stati all’insegna dell’ottimismo. "La fiera ha aperto regolarmente come se niente fosse. I compratori hanno visitato gli stand delle aziende italiane apprezzando le collezioni per l’autunno-inverno 2022-2023 e hanno sottoscritto gli ordini". Tutto dovrebbe andare per il meglio anche perché le sanzioni decise dall’Unione Europea vietano l’esportazione per i prodotti di lusso di valore superiore a 300 euro, se destinati direttamente, o anche tramite un Paese terzo, in Russia. I calzaturieri italiani presenti hanno proposto calzature che vengono vendute a prezzi inferiori a 300 euro.

Quello dei pagamenti rimane però un nodo da sciogliere come evidenzia il presidente reggente di Confindustria Fermo Arturo Venanzi, che spiega: "Nel settore calzaturiero ci sono aziende che hanno l’80% del fatturato legato al mercato russo e ucraino. Il problema più importante, al momento, è il mancato pagamento di ordini e merce consegnata. E questo perché le banche italiane non lavorano più con la Russia dopo l’espulsione dal sistema Swift e anche per scelta". I problemi non mancano, dunque. "Ci devono essere i margini per far arrivare i pagamenti. Ma per riuscirci serve l’intervento del Governo – aggiunge Venanzi –. Tecnicamente si stanno fermando soldi nostri". Una situazione che metterebbe a rischio molte aziende.

In una situazione del genere perché è stata messa in piedi la spedizione alla fiera moscovita? Da BolognaFiere rispondono: "Organizziamo la fiera delle calzature dal 1997 in forza di un contratto con l’Expo di Mosca. L’iniziativa fieristica non rientra nelle sanzioni. Per cui abbiamo deciso di onorare il contratto". All’appello hanno risposto cinquanta aziende del Belpaese e ci sono anche importati realtà calzaturiere dei distretti dell’Emilia Romagna, della Toscana e della Lombardia come ad esempio: Parabiago Collezionicon il marchio Thierry Rabotin, la romagnola Pollini, la toscana Pakerson. "Però – hanno sottolineato a Bologna Fiere – le iniziative che il nostro ente aveva programmato di organizzare in Russia abbiamo deciso di non farle, proprio a seguito del conflitto tra Russia e Ucraina come la Fiera Internazionale del Libro per ragazzi e Zoomarc fiera sul pet che si dovevano svolgere in Russia". Ma per molti calzaturieri italiani il mercato russo è così importante che non possono permettersi di perderlo.