"Le sanzioni iniziano a farci male" Mosca, la Banca centrale non tace più

I vertici finanziari smentiscono Putin. L’economista Altomonte: il default dipende solo dall’Occidente

"Il default russo è ancora possibile, dipende solo da noi". Carlo Altomonte, professore di Politica economica europea alla Bocconi, spiega la guerra finanziaria in atto tra Occidente e Russia come se si trattasse di una partita a scacchi. Lo scacco allo zar si ottiene con una mossa facile a dirsi, molto meno a farsi: l’embargo del gas e del petrolio di Mosca. Ne è convinto il docente, che tra le voci di un curriculum prestigioso vanta consulenze per la Commissione europea e per il governo. A lui chiediamo di guidarci nelle pieghe della dialettica tra Vladimir Putin ed Elvira Nabiullina, presidente della Banca centrale russa, la quale, una volta di più, pare spegnere le fanfare del Cremlino.

Ieri il presidente della Federazione russa ha sostenuto che la situazione economica nel suo Paese "si sta stabilizzando", così come il rublo, tornato ai livelli prebellici. Diversa la lettura della Nabiullina, stando a quanto detto alla Duma. La governatrice ha raccontato ai deputati che le restrizioni internazionali, "dopo aver colpito soprattutto il mercato finanziario, ora iniziano a influenzare sempre di più l’economia". Pertanto – ha proseguito –, il sistema russo dovrà trasformarsi". Affermazioni chiare che sembrano fare il paio con l’atteggiamento esibito al cospetto dello zar il 1° marzo scorso, quando, sguardo torvo e braccia conserte, espresse col suo fisico la distanza dalla propaganda putiniana.

Ma chi ha ragione tra Putin e Nabiullina? "In un certo senso entrambi", risponde Altomonte. "L’Occidente continua ad acquistare dalla Russia gas e petrolio pagandoli in dollari o in euro, che Gazprombank converte in rubli per poi versarli alla banca centrale russa: in pratica, con la doppia contabilità, la banca centrale compra valuta pregiata e vende rubli, stabilizzando il tasso di cambio". Sanzioni aggirate, dunque, ma non del tutto. Gli effetti della guerra economica si ripercuotono su "un’inflazione che cresce del 2% alla settimana, sullo stop alle importazioni dei beni industriali e tecnologici, sul blocco delle catene del valore". "In Russia, già oggi – spiega Altomonte – mancano prodotti chimici e farmaceutici, e componenti per le automobili, tanto che il colosso AvtoVaz ha chiuso diversi stabilimenti". Il sindaco di Mosca, Sobyanin, traduce l’addio delle imprese straniere in 200mila posti di lavoro in meno nella capitale.

Insomma, il popolo, al netto della propaganda, comincia a percepire nel quotidiano il lato oscuro dell’"operazione militare speciale". "Ma i colpi sono alleviati da una politica di sussidi sui beni di prima necessità che in qualche modo sta sovietizzando il Paese". Si tratta, tuttavia, di misure che non possono durare per sempre. La Nabiullina sostiene che "già nel secondo e terzo trimestre entreremo in un periodo di trasformazione strutturale e di ricerca di nuovi modelli di business, le aziende russe dovranno adattarsi cercando nuovi partner, soluzioni logistiche alternative o realizzare prodotti delle generazioni precedenti. E tutto questo richiederà tempo". Quanto? "Mesi o anni – prevede il docente della Bocconi –, occorre ri-orientare intere catene di fornitura, magari stringendo accordi con la Cina".

Ciononostante, ieri Putin è tornato a negare l’impatto delle sanzioni, sostenendo che il "blitzkrieg economico" lanciato contro la Russia "è fallito". Propaganda per il professor Altomonte, che la vede così: "Volutamente, abbiamo messo solo un po’ di sabbia nell’ingranaggio dell’economia russa, in diplomazia si va per gradi: non c’è stata nessuna guerra lampo". Il fallimento della Russia sarebbe alla portata dell’Occidente. Come? "Se congelassimo i flussi di valuta forte verso Mosca bloccando l’esportazione di gas e petrolio, il default sarebbe inevitabile", chiarisce l’economista.

Uno scenario catastrofico per Putin, che, secondo il Cremlino, genererebbe una sorta di effetto domino. Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza, già capo della Federazione Russa, Dmitry Medvedev, minaccia: "Il default della Russia potrebbe trasformarsi in un default dell’Europa". "In astratto è così, nella pratica è difficile che ciò avvenga – commenta l’esperto –, i fondi esposti con la Russia potrebbero attraversare crisi di liquidità, ma le banche centrali occidentali sono preparate a questo scenario, mi sembrano prontissime a intervenire".