Giovedì 25 Aprile 2024

Le promesse e il pedaggio da pagare

Raffaele

Marmo

La conferma dello sciopero dei benzinai segna, politicamente e simbolicamente, una rottura della constituency di quelle categorie che hanno sostenuto e votato in larga maggioranza per Meloni alle ultime elezioni. Non è una frattura irrimediabile, ma è una crepa significativa nel rapporto tra la premier e il suo elettorato. Il problema (per la leader di Fratelli d’Italia) è che il caso benzinai arriva dopo e per effetto della cancellazione dello sconto sulle accise sulla quale si è infranto il mito del non aumento delle tasse sbandierato in campagna elettorale. E arriva dopo e per effetto dell’accusa di speculazioni nei confronti di un intero settore: un j’accuse che è alla base della conferma del blocco delle stazioni riconfermato dai gestori, nonostante i tentativi di mediazione del governo.

Ma ciò che deve preoccupare (la premier) è che siamo in presenza di un quadro che vede altre lesioni tra impegni politici e programmatici e realtà dei fatti. Il rinvio non è solo alla controversa vicenda del Pos e delle attese, a lungo alimentate, in commercianti, artigiani e professionisti, salvo la retromarcia finale. Il riferimento è anche, per esempio, ai gestori degli stabilimenti balneari: è vero che ci sono in ballo emendamenti a loro favore, ma è altrettanto vero che anche per questa partita si dovranno fare i conti con l’Europa.

E lo stesso discorso varrà a breve anche per i tassisti e per la richiesta di Bruxelles di maggiore efficienza nella concessione delle licenze. Ma, in definitiva, non è estraneo alle delusioni possibili, almeno per una larga fetta di elettorato di centro-destra, quella più garantista, anche lo stop and go sulla riforma della giustizia targata Nordio.

La strada dell’opposizione, dunque, è lastricata di buone intenzioni. Ma quella del governo, presto o tardi, richiede il pagamento del pedaggio.