Giovedì 25 Aprile 2024

Le piaghe della Chiesa "Basta violenze sulle suore" Il Vaticano rompe il silenzio ma la svolta ancora non c’è

Migliaia di religiose vittime degli abusi di sacerdoti e persino vescovi, denunce ignorate per decenni. Orrore in Africa: "Stuprate dai preti, ci considerano più sicure delle prostitute per via dell’Aids"

di Giovanni Panettiere

Non solo la cappa opprimente della pedofilia toglie il respiro nella Chiesa. L’abuso di potere a sfondo sessuale non risparmia le vestali della cristianità. Suore e monache violentate dal clero, dall’Africa all’Europa, in alcuni casi costrette ad abortire più volte. Per decenni silenzi e coperture si sono presi la scena, ma adesso, complice in parte il movimento #MeToo, si fanno sempre più incalzanti i tentativi, da parte di registi – è francese l’intenso documentario Abusi sessuali sulle suore: l’altro scandalo nella Chiesa –, teologhe e persino religiose di far circolare verità e trasparenza nell’opinione pubblica fino ai vertici ecclesiali. Questo pressing ha fatto sì che Oltretevere si sia smesso di tacere sulle violenze ai danni delle consacrate, anche se all’orizzonte manca ancora un sistematico giro di vite per arginare la piaga e assicurare, alla giustizia civile e canonica, i preti responsabili degli stupri.

"È vero, ci sono stati sacerdoti e anche dei vescovi che hanno abusato sessualmente delle consacrate", è stata l’ammissione di papa Francesco sul volo di ritorno dagli Emirati Arabi nel 2019, quando parlò di un "problema culturale", richiamando la Chiesa "a fare qualcosa di più". Poco prima Donne Chiesa Mondo, la rivista femminile dell’Osservatore Romano, allora diretta dalla storica Lucetta Scaraffia, aveva messo nero su bianco sottovalutazioni, pregiudizi e ritorsioni di un dramma a lungo nascosto. E che trova terreno fertile all’interno di una cornice pastorale nella quale sulle religiose troppo spesso grava una condizione di subordinazione che le vuole serve del clero (o poco più). Donne rese da soggetti ad oggetti, anche sessuali, nella peggiore delle ipotesi.

Quattro anni fa sembrava che la Chiesa fosse arrivata al redde rationem sul dossier delle religiose stuprate da preti. L’impressione diffusa era che la Santa Sede si stesse preparando a varare delle linee guida puntuali per contrastare gli episodi di violenza. Ma nulla si fece, nonostante la riduzione allo stato laicale di qualche parroco abusante o la chiusura di alcune congregazioni religiose femminili più o meno compiacenti con la logica degli abusi di genere.

Nel frattempo, però, mentre la cronaca evidenzia nuove storie di violenza – da ultimo il caso dell’artista gesuita Marko Rupnik –, emergono tracce della portata del fenomeno. Una recente indagine quantitativa, condotta dalla Commissione per la cura e la protezione dei bambini, adolescenti e adulti vulnerabili della Confederazione latinoamericana dei religiosi e delle religiose, ha evidenziato come una consacrata su cinque in America latina e nei Caraibi abbia subito molestie sessuali. Quanto ai responsabili, si tratta di preti nel 14% dei casi. In precedenza un report statunitense – datato 1998 – aveva stimato in un 30% il numero delle suore vittime di un trauma sessuale nel corso della loro esperienza di fede. Anche per mano di presbiteri.

Quelli erano gli anni in cui proprio due suore di lingua inglese, Maura O’Donohue e Marie McDonald, trovavano il coraggio di presentare in Santa Sede le prime, dettagliate denunce di decine di stupri sulle consacrate in 23 Paesi, per lo più in Africa. Racconti agghiaccianti di religiose scelte come prede da preti che le preferivano alle prostitute, perché ritenute più sicure "per la paura di contrarre l’Aids". In Santa Sede su quelle denunce calò il silenzio, lo stesso che sempre più suore oggi hanno la forza di squarciare. Parlando alla luce del sole di quanto hanno subito in nome della loro dignità di donne.