Le offese del prof e il vizio della sinistra radical. Ma la Meloni: "Non chiedo punizioni"

Oggi le frasi di Gozzini al vaglio dei vertici dell’università. Lui si scusa ma non telefona. La solidarietà di Draghi alla leader di Fratelli d’Italia

Giorgia Meloni

Giorgia Meloni

Siena, 22 febbraio 2021 - Una valanga di messaggi di solidarietà trasversali. Dopo il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, Giorgia Meloni, offesa venerdì in diretta radio dal professore di Storia contemporanea all’Università di Siena Giovanni Gozzini, ha ricevuto anche la telefonata del premier. "Ringrazio il Presidente del Consiglio Draghi, che mi ha espresso la sua personale solidarietà. Gliene sono grata. Mi auguro che questo brutto episodio, che mi ha vista mio malgrado protagonista, sia utile a difendere uno dei pilastri della democrazia: il rispetto" ha scritto la leader di Fratelli d’Italia su twitter. Oggi il rettore dell’ateneo senese Francesco Frati, che ha presentato le scuse dell’Università direttamente alla presidente di FdI, aprirà formalmente il fascicolo Gozzini: "Faremo una valutazione con gli organi di governo e l’ufficio legale e su questa vicenda, valuteremo con il collegio di disciplina i provvedimenti da prendere. Secondo le procedure il collegio proporrà la sanzione al senato accademico per la decisione finale".

Meloni non chiede però provvedimenti perché Gozzini "spero abbia imparato la lezione". Il professore fiorentino, 65 anni, figlio di Mario Gozzini, l’ex senatore della Sinistra indipendente che ha legato il suo nome alla legge che concede benefici ai detenuti, e della teologa Wilma Occhipinti, solo sabato sera si è reso conto definitivamente della portata delle offese sull’emittente Controradio durante la storica trasmissione "Bene bene, male male" in compagnia di Giorgio Van Straten, ex sovrintendente del Maggio musicale fiorentino, ex membro del cda della Rai, presidente della Fondazione Alinari, e del giornalista Raffaele Palumbo. Quando ha saputo della mobilitazione della ministra dell’Università Cristina Messa e della telefonata del Capo dello Stato a Meloni.

In onda non solo una trasmissione di critica e polemica sui fatti della settimana. Ma anche un teatrino in cui il copione è stato caratterizzato dalle denigrazioni

politiche che non nasce dalle idee ma da una presunta superiorità. Quella di cui una certa sinistra si sente portatrice sana. I cosidetti radical chic che giudicano spesso senza avere l’autorevolezza per farlo e che spesso segnano anche autogol nella porta dem. Una sceneggiatura risaputa in cui una certa parte politica si sente appunto superiore e quindi autorizzata a puntare il dito e a dare giudizi morali. "Il rettore ha la mia testa a disposizione, il buon nome dell’università viene prima di tutto - ha detto ieri Gozzini - Spero che non ci siano conseguenze gravi. Non volevo offendere in quel modo". Il professore ha chiesto scusa pubblicamente, ma non ha chiamato Meloni. Aspetta che passi la bufera. Del caso potrebbero interessarsi anche Digos e Procura fiorentina.

"Nella nostra trasmissione uno è contro e uno a favore. Stavolta ero io quello contro ed ho ecceduto". Anche lui ha ricevuto molte telefonate. Richiesta di interviste, amici, parenti, altri docenti. Quelle che gli hanno fatto più piacere? "Quelle dei miei studenti".

Gozzini non è nuovo a sfuriate alla radio. Era assessore alla Cultura della giunta di Palazzo Vecchio del sindaco Leonardo Domenici quando attaccò, sempre a Controradio, il progetto per un nuovo stadio dei Della Valle. Disse: "Un progettino che farebbero bene a farne un rotolino e ficcarselo su per la tromba del cosiddetto...". Anche allora (settembre 2008) bufera e dimissioni da assessore. Adesso le offese a Giorgia Meloni fanno rima con "vacca" e "scrofa" in una trasmissione in cui subito si colpisce. Con le parole. Parole forti che arrivano in crescendo, visto che si parte da ortolana e pescivendola fino alle ingiurie vere e proprie, virando su "rana della bocca larga" e "peracottara", termine suggerito da Van Straten ("Non si hanno notizie dell’altro soggetto della performance, il signor Van Straten, noto alla cronaca anche come ex nel cda Rai, che si è eclissato dopo aver anch’egli lanciato il sasso" ha sottolineato Ignazio La Russa, vicepresidente a Palazzo Madama e senatore di Fratelli d’Italia).