Mercoledì 24 Aprile 2024

Le navi delle ong nei porti Sbarchi selettivi, è polemica "Vogliamo entrare tutti" Il Papa: l’Europa aiuti l’Italia

Francia pronta alla redistribuzione: "Il vostro Paese non può fare tutto da solo". Altre due imbarcazioni con oltre 300 profughi ancora al largo delle coste siciliane

Migration

di Giovanni Rossi

Ancora alta tensione sul fronte migratorio. L’Italia, primo approdo dei naufraghi salvati nel Mediterraneo dalle navi degli attivisti, ripropone il copione muscolare già visto con il governo gialloverde Conte-Salvini. Un braccio di ferro che schiaccia gli esiti della prima accoglienza, accordata obtorto collo e in ritardo di giorni. Tanta durezza non smuove l’Unione europea, colpevole di ipocrita e reiterata disattenzione (solo la Francia lancia qualche segnale sui ricollocamenti). Un atteggiamento, quello della Ue, che irrita persino il Papa. Di ritorno dal Bahrein, Francesco bacchetta Bruxelles: "Deve prendere in mano una politica di collaborazione e aiuto: non può lasciare a Cipro, Grecia, Italia e Spagna la responsabilità di tutti i migranti che arrivano alle spiagge". E subito la presidente del Consiglio Giorgia Meloni lo ringrazia "sentitamente per il suo incoraggiamento e soprattutto per il suo invito alla concordia nazionale e internazionale: le grandi sfide che abbiamo davanti non si possono vincere se non unendo gli sforzi di tutti gli uomini e le donne di buona volontà".

Il doppio salvataggio della domenica va in scena a Catania, eletta porto sicuro ma limitando la sosta delle navi non "oltre il termine necessario ad assicurare soccorso e assistenza". Nella notte tra sabato e domenica, la tedesca Humanity1 ormeggia al molo 25 i suoi 179 disperati rimasti per 15 giorni in mare. Il governo autorizza uno "sbarco selettivo" e ordina la ripartenza del "carico residuale". Sale a bordo il personale sanitario Usmaf e sceglie: tu sì, tu no. Scendono in 144: tutti i bambini (102), le donne e gli adulti più gravi, mentre 35 migranti valutati ’sani’ vengono lasciati a bordo per un ipotetico rimpatrio. "Sono state coniugate umanità e fermezza", si vanta il ministro della Difesa Guido Crosetto, in piena sintonia con il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il titolare delle Infrastrutture Matteo Salvini, felice per le parole del Papa "di grande saggezza".

Alle 11.30 Humanity1 viene invitata a lasciare il porto di Catania con i 35 sopravvissuti a bordo. Il capitano Joachim Ebeling si oppone: "Sbarcare esclusivamente alcuni dei sopravvissuti respingendo tutti gli altri è una forma di respingimento collettivo e quindi illegale". Accusa: "Durante la breve visita medica ai considerati ‘sani’ non era presente un traduttore per valutarne le condizioni psicofisiche. E neppure c’è stata una valutazione psicologica". "Chiediamo agli Stati europei di non rimanere inerti ad accettare questa ingiustizia", protesta l’ong tedesca in base alla Convenzione di Montego Bay. "Il carico residuale e lo sbarco selettivo. Linguaggio inaccettabile", denuncia il segretario del Pd Enrico Letta. "Fatti indegni di un paese civile", protesta la Cgil. "Un pool di avvocati sta seguendo la posizione legale dei 35 profughi a bordo. Non partiranno", promette dal molo 25 Aboubakar Soumahoro, Alleanza Verdi-Sinistra. "L’Italia non può essere il punchball dell’immigrazione, bisogna essere fermi", controbatte il viceministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto (FI).

Le scene della notte precedente si ripetono a metà pomeriggio, quando nel porto etneo attracca la norvegese Geo Barents con i suoi 572 profughi. Partono le visite a bordo e solo 357 ’fragili’ sono fatti sbarcare e inviati ai centri di accoglienza. Al contrario i 215 ritenuti ’sani’ vengono lasciati sulla motonave. Scelta che prelude all’avvio di un drammatico secondo braccio di ferro. Mentre la procura di Catania apre un’inchiesta sulla possibile presenza di scafisti mimetizzati a bordo di Humanity1 e Geo Barents, altre due navi cariche di naufraghi sono al largo delle coste catanesi: la tedesca Rise Above, con a bordo 90 persone, e la norvegese Ocean Viking, con 234 migranti. Non basta. Alarm Phone lancia l’allerta per una nave con circa 500 persone "in fuga dalla Libia".