Le mosse di Biden Apre al summit con lo zar E ora usa toni più soft

di Cesare De Carlo

Ci sono summit e summit. Ci sono quelli i cui comunicati finali sono scritti prima ancora che i protagonisti si vedano. Esempio: l’ultimo G7, quello in cui gli ex ricchi e potenti della Terra si impegnano a sostenere l’Ucraina "per tutti il tempo necessario"’. Necessario a cosa? E ci sono i summit che prescindono dalle formulazioni preliminari degli sherpa e anticipano storici eventi. Un esempio: il primo incontro fra Reagan e Gorbaciov a Ginevra (19 novembre 1985) che fece da base alle riduzioni degli arsenali nucleari. Altro esempio ma in negativo: il primo colloquio a Vienna (4 giugno 1961) fra John Kennedy e Nikita Krusciov. Quest’ultimo ne ricavò un’impressione di debolezza: due mesi dopo nacque il muro di Berlino e dopo altri tre mesi arrivavano i missili a Cuba. Perchè questa premessa? Per considerare con gli occhi della realpolitk un ipotetico summit al G20 in Indonesia, metà novembre, fra Biden e Putin. Ne verrà fuori qualcosa?

L’idea è partita dalla Casa Bianca, come abbiamo già scritto. Non dal Cremlino. Alla domanda di un giornalista Biden rispose: vedremo. Ora precisa: dipende. Dipende dai contenuti, ovviamente. Spiega: "Se, per esempio, (Putin) venisse da me e mi dicesse: voglio parlare del rilascio della Griner, lo incontrerei". E l’Ucraina? La dà per scontata. Ma è legittimo chiedersi quale sia l’ordine delle sue priorità almeno nella enunciazione dell’agenda. Con tutta la simpatia che può andare alla campionessa del basket americano, per gli europei una tregua è una questione di vita o di morte. Le economie sono al collasso. Per il prossimo anno si annuncia quella recessione che negli States è già cominciata tre trimestri fa. La diplomazia è al lavoro. Non da ieri. Le cancellerie europee premono sulla Casa Bianca e reagiscono con un imbarazzato silenzio alle ostinate chiusure di Zelensky: nessun dialogo con Putin. Ma è illusorio aspettarsi un suo rovesciamento. Convinzione comune, ora anche alla Casa Bianca, è che il primo obiettivo sia un immediato cessate il fuoco e il secondo un compromesso negoziale per una sistemazione territoriale che salvi la faccia allo zar. Gli sarebbero riconosciute la Crimea e una parte del Donbass russofono. C’è un’altra indicazione. Ed è il tono analitico e meno umorale dello stesso Biden. Putin non è più e solo un "criminale" , è anche "un soggetto razionale che ha sbagliato tutti i calcoli". Allo stato delle cose è quasi un apprezzamento. ([email protected])