Decreto aiuti bis 2022: torna il bonus da 200 euro. Sì al taglio delle bollette

Tante le priorità nel decreto aiuti. Sul tavolo ancora più risorse, fino a 14,3 miliardi. Prorogata la norma sulle accise, nuovo finanziamento per i redditi sotto 35mila euro. L’ultimo atto del premier uscente a dieci anni dal suo ‘Whatever it takes’

Si fa in salita la strada per il taglio dell’Iva sui generi di prima necessità. Prende quota la riedizione del bonus di 200 euro per i redditi fino a 35mila euro. Confermato, invece, il taglio delle bollette di luce e gas e delle accise sui carburanti. Il governo stringe i tempi sul decreto aiuti. Con una novità significativa rispetto alle indiscrezioni circolate nei giorni scorsi: la dote a disposizione dell’esecutivo passa dai 10-12 miliardi fino a quota 14,3 miliardi. Un tesoretto interamente dovuto all’extra-gettito incassato dall’erario grazie ai versamenti dell’auto-liquidazione e dalla sostenuta dinamica dell’iva, "ascrivibile all’incremento dei prezzi dell’energia importata e alla conseguenze impennata dell’inflazione".

Stop al bonus 200 euro. Draghi-sindacati: arriva decontribuzione in busta paga

Mario Draghi (Ansa)
Mario Draghi (Ansa)

Un fatto è comunque certo, e lo ha scandito senza mezzi termini il premier Mario Draghi durante la riunione del Consiglio dei ministri di ieri: il decreto aiuti "deve essere approvato senza indugio" per contrastare la crescita dei prezzi e in vista di una "stagione autunnale che si presenta molto complessa". Un concetto ribadito, poche ore prima, ai rappresentati delle associazioni imprenditoriali degli artigiani e degli agricoltori. Oggi sarà la volta di Cgil, Cisl e Uil, che torneranno a Palazzo Chigi per chiedere all’esecutivo un cambio di marcia sugli interventi a sostegno dei lavoratori e delle fasce di reddito più basse. Insomma, per Draghi l’ennesima sfida, proprio nel giorno in cui, dieci anni fa, pronunciava da presidente della Bce il famoso "Whatever it takes", "tutto quello che serve", le parole che misero un freno alla speculazione contro l’euro e segnarono una svolta nella battaglia a difesa della moneta unica.

Ora, più che sulla finanza, i riflettori sono puntati sulle misure ’sociali’ a sostegno dei più deboli. Ma la determinazione di Draghi è la stessa. "Le attività del governo non si fermano – ha assicurato ieri –, l’esecutivo ha ancora tanto da fare sempre nel perimetro delle funzioni che gli competono in questa fase". Poi un appello a partiti e parti sociali: "Tutti devono essere coinvolti in questa fase difficile".

Per ora, nel menu del governo, sono stati confermati gli interventi di alleggerimento sui costi dell’energia e dei carburanti. Sarà prorogato il taglio di 30 centesimi sulle accise che pesano sui prezzi dei carburanti. Probabilmente lo sconto resterà in vigore per tutto settembre. Così come dovrebbero essere azzerati fino a dicembre i cosiddetti ’oneri di sistema’ che pesano sulle bollette di luce e gas. Complessivamente i due interventi dovrebbero costare circa 4,5 miliardi. Quasi certo anche il rifinanziamento del bonus di 200 euro per i redditi al di sotto dei 35mila euro, chiesti da Cgil, Cisl e Uil. Una misura una-tantum che servirebbe a dare una boccata di ossigeno alle famiglie in un momento di difficoltà.

Più difficile, invece, l’eventuale taglio dell’Iva sui generi di prima necessità (come carne e pesce) o l’azzeramento dell’imposta per pane e pasta. Una misura annunciata dal viceministro dell’Economia, Laura Castelli, proprio in un’intervista al Qn e particolarmente caldeggiata sia da Renato Brunetta che dal segretario della Lega, Matteo Salvini. Al di là dei costi, spiegano dal ministero dell’Economia, il timore è che il mercato finisca di fatto per bruciare il taglio, aumentando i prezzi e finendo per annullare il beneficio per le tasche dei consumatori e a solo vantaggio dei commercianti. La partita, comunque, resta ancora aperta. L’ultima parola spetterà al Consiglio dei ministri che sarà convocato la prossima settimana. Una parte dei 14,3 miliardi a disposizione dell’esecutivo saranno però utilizzate dal governo per "ristorare le amministrazioni centrali dello Stato per le risorse già utilizzate a copertura dei precedenti provvedimenti di urgenza adottati nel corso dell’anno".