Le minacce in curva "Ci hanno costretto a lasciare lo stadio per il capo ultrà ucciso"

I tifosi dell’Inter e l’ordine di svuotare il settore dopo la morte di Boiocchi: "Bimbi in lacrime, genitori spintonati. In dieci hanno sgomberato tutto". La condanna del neo ministro Abodi: "Questi fatti sono intollerabili"

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di Mattia Todisco

e Nicola Palma

"Ci stanno costringendo a uscire con le minacce". L’ordine dei capi curva non si discute. I ’padroni’ del secondo anello verde proclamano il lutto ultrà: famiglie obbligate a prendere l’uscita, tifosi "presi a calci e pugni" perché rifiutano di abbandonare quello spicchio di Meazza, e poi "minacce", "un padre picchiato con la bambina", gente che ha fatto 600 chilometri costretta a tornare a casa". Il gran capo Vittorio Boiocchi è stato assassinato alle 19.40. Il tam tam porta l’informazione nel catino di San Siro quindici minuti prima del fischio d’inizio di Inter-Sampdoria. Silenzio. Zittiti i cori, ritirati gli striscioni. La curva Nord svuotata d’imperio alla fine del primo tempo. La tempesta social inizia subito e s’ingrossa col passare delle ore. "Folle omaggio al boss". Tifosi che raccontano di essere stati aggrediti e malmenati. "Ciò che è successo è inaccettabile, prenderemo provvedimenti", twitta il neo ministro dello Sport Andrea Abodi. Dieci persone hanno sgomberato un intero settore di San Siro a gara in corso. Ignorando "i bambini in lacrime", spintonando i padri. Ufficialmente l’Inter non prende posizione, ma da via della Liberazione filtra la volontà di tutelare i tifosi che non hanno potuto assistere al secondo tempo e si ribadisce la condanna contro ogni forma di violenza. Ci si muoverà per dare un segnale e provare a risarcire i sostenitori che nulla hanno a che spartire con la scelta calata dall’alto.

Boiocchi, pluripregiudicato tornato a capo della Nord nel 2019 dopo 26 anni e 3 mesi di reclusione, è stato ucciso a colpi di pistola: quattro o cinque quelli sparati, due a segno. Due uomini sono arrivati su una moto di grossa cilindrata – giubbotti neri e caschi integrali – e hanno aspettato che il 69enne rientrasse dal Baretto, il punto di ritrovo degli ultrà a due passi dai cancelli dello stadio: lì ci poteva stare, anche se evitava di farsi vedere troppo; dentro non ci poteva entrare dall’8 giugno 2021, quando il Tribunale gli aveva notificato un provvedimento di sorveglianza speciale che fino alla fine del 2023 gli imponeva di rincasare entro le 22 e lo confinava a due chilometri di distanza dal Meazza "durante lo svolgimento di qualsiasi manifestazione sportiva".

Dal piazzale di San Siro è partito attorno alle 19.30, in sella a uno scooter guidato da un fedelissimo. In via Fratelli Zanzottera ci è arrivato una decina di minuti dopo: appena il motorino è scomparso dietro l’angolo, l’assassino gli è piombato addosso davanti al portoncino d’ingresso dello stabile in cui viveva con la moglie e lo ha colpito al torace e al collo. Poi la fuga, sulla moto guidata dal complice.

La notizia è rimbalzata al secondo anello verde dopo mezz’ora. Reazione immediata: stop ai cori e via gli striscioni. A fine primo tempo, la decisione di sgomberare l’intero settore, anche se chi conosce bene il mondo ultrà fa sapere che non tutti amavano Boiocchi. Era tornato a comandare tre anni fa, approfittando indirettamente del coinvolgimento di alcuni dei capi negli scontri che la sera del 26 dicembre 2018 portarono all’investimento letale di Daniele ’Dede’ Belardinelli in via Novara. Qualche tempo dopo, era andata in scena sugli spalti la scazzottata con lo storico portavoce della Nord, Franco Caravita, che pare non avesse accettato il rientro in grande stile di Boiocchi. Alla fine, era stato proprio quest’ultimo a finire in ospedale per un attacco di cuore; e nella stanza in cui era ricoverato i due avevano firmato (o fatto finta di firmare) la pace a favor di smartphone, facendosi fotografare col dito medio in faccia alle malelingue.

Il 69enne era nel direttivo e aveva un uomo di fiducia che faceva da tramite con gli altri leader, ma sembra che molti, in particolare tra le seconde linee, non digerissero l’approccio autoritario e interessato soprattutto a fare affari. Una spaccatura che si era allargata prima dell’ultima trasferta di Firenze, disertata dai gruppi organizzati: ufficialmente, la colpa era stata addossata alla questura per la mancata concessione di 140 biglietti nel settore cuscinetto di fianco a quello ospiti del Franchi, ma la versione alternativa parla di tagliandi rivenduti sottobanco e di forfait collettivo all’ultimo minuto per salvare la faccia e tenere buoni quelli che erano rimasti fuori. "La Curva Nord piange la scomparsa di Vittorio, per tutti ’Lo Zio’. In questi interminabili attimi di buio e dolore è solo tempo di silenzio", il post è delle 19.21 di ieri sul profilo della Nord. A 24 ore dall’agguato.