Giovedì 25 Aprile 2024

Le macerie e la paura Soccorsi lenti, zone isolate, rischio "big one" su Istanbul Famiglia italiana dispersa

Superati i 12mila morti, corsa disperata per trovare i sopravvissuti. Ma mancano i mezzi. L’energia attivata dal sisma di lunedì scorso potrebbe dar luogo a un evento più forte a Est

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di Antonio Del Prete

La paura non si spegne con la disperazione. Resta. Torna nella notte degli sfollati; prende forma nelle parole dei sismologi, certi che il peggio deve ancora venire. Lo chiamano il big one, "quello forte", come se fosse possibile immaginare una tragedia più grande del terremoto di magnitudo 7.8 che lunedì notte ha raso al suolo intere città tra Turchia e Siria.

"UN’AMATRICE MOLTIPLICATA PER DIECI"

"Una cosa così non l’ho mai vista", racconta la dottoressa Cristiana Lupini, team leader dell’Unità speciale di ricerca dell’Ares 118 del Lazio, che raggruppa sanitari e vigili del fuoco. Partecipò ai soccorsi dopo il sisma del 2016 nel Centro Italia, "ma Antiochia – dove è impegnata in queste ore – è un’Amatrice moltiplicata per dieci". Intorno vede solo macerie, e spostarle per cercare i superstiti è complicato. "Servono mezzi pesante per sollevare le lastre di cemento armato accatastate al suolo", conferma Giulia Gemelli, volontaria dell’Avsi in servizio ad Hama, tra Damasco e Aleppo, in Siria.

CORSA CONTRO IL TEMPO

È una corsa contro il tempo. Dopo 72 ore le probabilità di trovare persone ancora vive si riducono drasticamente. E i soccorsi sono lenti. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che fin da subito ha assunto il comando della Protezione Civile, ha dichiarato lo stato d’emergenza in dieci province. Eppure i residenti sono arrabbiati. Disperati. Ce l’hanno con le autorità, ritenute inadeguate a rispondere all’emergenza. Fuori da un ospedale di Hatay giacciono decine di cadaveri, alcuni nascosti dalle coperte, altri riposti in sacchi neri.

REGIONI ABBANDONATE

In Siria, se possibile, il quadro è ancora più terribile. Si dorme in auto o per strada pure qui, le scosse si susseguono. "Non c’è cibo, manca l’acqua – testimonia Gemelli –, e da Damasco non vengono inviati aiuti alle aree controllate dai ribelli. Anche in Turchia ci sono zone pesantemente colpite dal sisma che ancora non sono state raggiunte dalle squadrE di emergenza.

BILANCIO SEMPRE

PIÙ TRAGICO

La conta delle vittime è inevitabilmente destinata a salire, avvertono i soccorritori. Ieri sera, le ultime stime fornite dalle autorità locali superavano i 12mila morti (9.057 in Turchia e 2.662 in Siria). Circa 40mila i feriti.

FAMIGLIA ITALIANA

DISPERSA

Tra i dispersi si aggiunge una famiglia italiana di origine siriana: tre adulti e tre minorenni che lunedì scorso si trovavano ad Antiochia. Ancora nessuna notizia dell’imprenditore. "Angelo Zen avrebbe dovuto incontrare un socio turco la mattina dopo il terremoto – ha detto ieri Antonio Tajani, ad Agorà –, ma la notte c’è stato il sisma, quindi non si sono visti". Il ministro degli Esteri ha ricordato che i collegamenti telefonici non funzionano e che "purtroppo è tutto complicato dalla vastità dell’area colpita".

INCUBO "BIG ONE"

Già. Lo sciame si è esteso verso Sud di almeno 50 chilometri, continuando a scivolare lungo la faglia Est Anatolica al confine tra Turchia e Siria. Ma le scosse si stanno propagando anche lungo la seconda faglia che si è attivata il 6 febbraio e si stanno estendendo a Nord-Est della città di Malatya. A qualche centinaio di chilometri dalle due faglie attive c’è la Nord Anatolica, sorvegliata speciale perché lambisce Istanbul. Ed è lì che l’energia generata dai movimenti che avvengono nel sottosuolo turco potrebbe esplodere in maniera devastante. Un fenomeno ribattezzato big one, dal nome del sisma che la California teme di dover affrontare nel prossimo futuro. Secondo un rapporto pubblicato nel 2022 dalle autorità, a Istanbul, che conta quasi 16 milioni di abitanti, una magnitudo di 7.5 raderebbe al suolo 48mila edifici. "Speriamo che i due grandi terremoti del 6 febbraio abbiano rilasciato quasi tutta l’energia accumulata e che adesso vadano a scemare – commenta il geologo Andrea Brilli dell’istituto di Geologia ambientale e Geoingegneria del Cnr –, ma fare ogni tipo di previsione è impossibile".