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VIVIANA PONCHIA
Cronaca

Le lacrime social di Benedetta. "Non sono una chef, basta odio". Clerici la difende: viva la cucina pop

Lo sfogo della food blogger marchigiana che risponde con un video agli haters: "Provo rabbia e disgusto". L’affetto dei fan e l’arringa della conduttrice in tv: "Certi ’gastrofighetti’ hanno davvero stancato"

Benedetta Rossi su Instagram
Benedetta Rossi su Instagram

Il gastrofighetto non vuole sapere come recuperare il cibo bruciato: lo butta. Inorridisce davanti alle polpette di spinaci filanti (sottilette?), schifa le zucchine frittellate e i legumi secchi non entrano nella sua visione del mondo. Benedetta Rossi invece è su quel tipo di cambusa casalinga, sul cibo facile e veloce, che ha costruito una carriera: sette libri, una trasmissione televisiva, un blog e un canale social con 4,5 milioni di follower. Il gastrofighetto, con la bava alla bocca e a corto di antiacido, non poteva fargliela passare liscia. E dopo avere cominciato anni fa a darle della contadinotta e della cicciona adesso trasforma il ribrezzo in disputa filosofica: "La seguono solo quelli che comprano surgelati", "Usa la vanillina e le fiale aromatizzanti", "È seguita solo da chi compra tonno in scatola".

E via così sul web a colpi di insulti: non sa cucinare, non rispetta le regole basilari della cucina, fa cattiva informazione perché usa prodotti economici. Lei si affligge, stavolta sì. Prova "rabbia e disgusto". E riversa tutto in rete, in lacrime: "Questo è il genere video che non mi piace fare, ma ormai è arrivata l’ora di mettere dei paletti. Non mi interessa se vengo presa in giro io per quello che faccio, per come lo faccio e per quello che rappresento". È per i 4,5 milioni che la amano, tirati in mezzo anche loro in quanto trogloditi che raschiano il nero della pentola. Per noi che siamo usciti vivi dalle trasferte universitarie con i fagioli in scatola, quintalate di mais e la Simmenthal su cui nessuno controllava la data di scadenza in quanto considerata alimento sempiterno. Per le madri affannate che nei giorni neri preparano il purè in busta. I disperati che azzannano il sofficino cotto male e conservato in frigo.

E anche per Antonella Clerici, che ieri a È sempre mezzogiorno ha preso le sue difese: "Come ha detto bene Francesco Canino, i gastrofighetti hanno stancato perché la cucina deve essere pop e non snob". Benedetta Rossi ammette di non avere padrini e patentini: "Non sono una chef, non ho competenze per insegnare. Condivido solo ciò che mi viene bene in cucina sperando che queste ricette possano essere utili a qualcuno". Dall’altra parte della barricata i più sensibili smorzano: "Non è, però, che il mondo si divida tra cibo dei discount e le food experience in ristoranti d’autore".

Sfumature. Mentre i suoi, e spesso i nostri, sono solo esperimenti al microonde, coraggiosi tentativi di impressionare una platea inappetente. Fatto in casa da Benedetta. E in quante altre case italiane, diciamolo, quando arrivano le otto di sera e la scatoletta di tonno è davvero l’ultima salvezza, basta intenderla come rivisitazione del sushi e scolare bene l’olio. "E buon per voi – dice la blogger marchigiana classe 1972 – che invece potete scegliere di acquistare la farina di grani pregiati macinata con il marmo, che potete fare la pasta sfoglia a casa mettendoci mezza giornata perché forse non lavorate e avete il tempo di fare la spesa in boutique". La boutique, già. Intanto in cucina c’è fumo e solo lei può salvarci.