Giovedì 18 Aprile 2024

Le intercettazioni "È un pazzo furioso, mi ha picchiato" Lo sfogo dell’amante

Ascoltata come testimone, poi il crollo con un’amica: lui delirava "Quando la moglie morì era il periodo in cui non gli rispondevo più".

Le intercettazioni  "È un pazzo furioso,  mi ha picchiato"  Lo sfogo dell’amante

Le intercettazioni "È un pazzo furioso, mi ha picchiato" Lo sfogo dell’amante

"Questo qua è fuori di testa. Può aver fatto qualcosa quella sera?". È un tarlo devastante quello che logora l’amante di Giampaolo Amato, il medico 64enne accusato dell’omicidio (con un cocktail letale di farmaci sottratti all’ospedale in cui lavorava) della moglie Isabella Linsalata, il 31 ottobre 2021. L’amante, 35 anni, dopo essere stata sentita da Procura e carabinieri sul caso, crolla sfogandosi con un’amica. "È un pazzo furioso. Siamo convinti che non si sia fatto venire un momento di delirio perché in quel periodonon gli rispondevo più al telefono?". Difatti, il periodo di fine ottobre 2021 era uno dei ’bassi’ della coppia adultera, che si frequentava con alterne fortune dall’estate del 2018. Al punto che la giovane, stanca dell’ennesimo tergiversare di Amato che non si decideva a lasciare la moglie, lo aveva bloccato sul telefono e sui social. "E ancora non capisco perché quella sera dovesse salire a portare i decoder in casa. Magari non ha fatto niente, ma avranno discusso di nuovo, non lo so...". Il decoder sarebbe il motivo per cui appunto Amato, la sera del 31 ottobre dopo mezzanotte, salì nell’appartamento della moglie (lui viveva nello studio al piano di sotto, da qualche tempo), come ricostruito da lui stesso. Ma la 35enne non è convinta. Ripensa a "questi deliri di pazzia che ha con me". Deliri dai risvolti violenti.

In un’intercettazione di giugno 2022, mentre i due discutono lui fa riferimento al fatto che "solo una volta ti ho fato un ’buffetto’". Ma lei replica dura: "Micidiale come le cose che entrano nella tua testa si modificano e diventano quelle e basta. Purtroppo è successo più volte che mi mettessi le mani addosso...", come quella in cui, ricorda, lui le aveva "rotto la freccia della macchina" mentre le stava "bloccando le mani perché stava cercando con violenza di prenderle il telefono". La storia, tra i due, finisce male. Si conclude proprio in concomitanza della scoperta da parte della donna dell’indagine per omicidio a carico dell’amante. Il quale non si rassegna però alla fine della storia con la giovane, che insulta senza remore, tempestandola di messaggi e telefonate. "Giampaolo si calma solo quando faccio quello che dice lui", si lamenta lei, che lo minaccia di chiamare i carabinieri o di diffidarlo qualora continui a tampinarla, ma poi desiste per non creargli "ulteriori problemi, in quanto c’è già un’indagine in corso e non voglio peggiorargli la situazione".

Le parole della donna che si sfoga con l’amica richiamano da vicinissimo quelle riferite dalla Linsalata alla propria confidente, in cui definisce il marito uno "psicopatico gravissimo". E il giudice per le indagini preliminari Claudio Paris, nell’esplicitare le esigenze cautelari sull’uomo a distanza di un anno e mezzo dall’omicidio che gli è contestato, vede in questa escalation di aggressività nei confronti dell’amante "il rischio" che lei stessa "subisca una sorte analoga a quella della Linsalata, tanto più ove dovesse decidere davvero di rifarsi una vita, aggiungendo motivi di gelosia, già violentemente palesatasi, alla frustrata attuale disperazione dell’ex amante". Il quale, pur prevedendo di poter essere smascherato "a distanza di due anni e mezzo dai primi tentativi" di avvelenare la moglie, "in preda all’irrefrenabile e morboso desiderio dell’amante", ha comunque agito, è la conclusione.

Federica Orlandi