Cesare
De Carlo
Vladimir Putin si prepara a entrare in Ucraina. A dargli luce verde è paradossalmente colui che avrebbe dovuto dissuaderlo, Joe Biden. Non intenzionalmente, si capisce. Da tempo dice cose che non dovrebbe dire e dimostra di non essere up to the job, non in grado di fare il presidente, come scrive Henry Olsen sul Washington Post. Già proprio sul giornale più filodemocratico. Biden ha detto che un eventuale intervento russo sarebbe una "minor incursion". Certo, Putin non dovrebbe farlo ma anche se lo facesse non sarebbe poi la fine del mondo. Traduzione: improbabili, anzi addirittura impensabili reazioni militari da parte della Nato, di cui l’Ucraina non fa parte. E inoltre eventuali sanzioni alla Russia incontrerebbero non poche resistenze fra gli stessi alleati europei. "Accenderebbero una disputa sul da farsi", ha ammesso. Disarmante. In effetti senza il gas naturale russo, l’Europa occidentale rimarrebbe al freddo. A parte un aumento del già astronomico prezzo.
Panico a Kiev. Sconcerto alla Nato. Convulse precisazioni, anzi correzioni del segretario di Stato Antony Blinken, che si è precipitato a Ginevra e a Kiev. No, per carità, non bisognava ricavarne l’impressione di un abbandono. Ma la politica estera è fatta di percezioni. Mai negoziare da posizioni di debolezza, insegnava Ronald Reagan che vinse la guerra fredda con un poderoso riarmo. E invece la debolezza e l’inettitudine del democratico presidente fanno il paio con la disonorevole fuga dall’Afghanistan. Lo riconosce sempre il Washington Post. In conclusione 24 anni dopo il Kosovo incombe sull’Europa un’altra guerra. E questa volta senza che l’America intenda muovere un dito. A meno che... A meno che Biden non faccia un’altra concessione e prometta per iscritto che non farà entrare mai l’Ucraina nella Nato. Basterà? Putin si acconterà del Donbass dopo essersi preso la Crimea? E come si comporterà il cinese Xi? La sua Ucraina si chiama Taiwan. ([email protected])