Martedì 16 Aprile 2024

Le famiglie delle vittime "In centro ai 30 orari"

"Abbassare i limiti. Lo Stato dopo 5 anni abbandona gli invalidi gravi"

"Mio fratello accompagnava una persona all’aeroporto, erano le 4:45 del mattino del 17 dicembre 1997, pioveva forte. Luigi aveva 36 anni, era dirigente d’azienda. Da quel giorno non è stato facile rappacificarsi con la sua morte, non è mai facile per le famiglie delle vittime. Ho deciso subito di impegnarmi sulla sicurezza stradale". Giuseppe Guccione, presidente della ’Fondazione Luigi Guccione onlus’, parla con pacatezza e sceglie con cura le parole. In un giorno lontano, ha deciso di trasformare il dolore in impegno, dopo l’incidente che in un istante gli ha cambiato la vita. "Poi si è scoperto che proprio in quel punto c’era un avvallamento, lo hanno sistemato due giorni dopo. Ma spesso a uccidere è la velocità. Se quel furgone fosse andato più piano...".

La Fondazione a giugno farà 25 anni.

"Abbiamo cercato fin dall’inizio di sensibilizzare persone e istituzioni su questa causa, la sicurezza. La sintesi purtroppo è sempre la stessa: la vita delle famiglie cambia di colpo ma lo Stato è assente".

Spieghi.

"Basterebbe un esempio: con l’assicurazione RC auto paghiamo il 10,50% di contributo sanitario che va proprio allo Stato per l’assistenza delle vittime. La voce si chiama contributo sanitario. Le Regioni che lo ricevono dovrebbero rendere conto degli introiti. Ma non lo fanno. Ed è così dal 1982. Eppure parliamo di cifre molto importanti, tra i 1.800 e i 2mila milioni all’anno, come ha dimostrato il nostro accesso agli atti di qualche tempo fa".

Qual è il vostro obiettivo?

"Cambiare la modalità di movimento tra persone. Non solo auto private come succede dagli anni Cinquanta in poi".

Sta dicendo che tanti incidenti sono provocati anche da troppe auto?

"A luglio abbiamo presentato un manifesto, sottoscritto anche dal ministro dei Trasporti e dal presidente dell’Anci. Propone quello che molti Stati europei hanno già realizzato, le città a 30 kmh. La Spagna ha una legge ad hoc, la Germania ha coinvolto centinaia di città. Gran parte del centro storico di Oslo è chiuso e funziona benissimo, gli abitanti interessati a questa misura sono 600mila".

L’Italia cosa dovrebbe fare?

"Prima di tutto cambiare il codice della strada, istituendo proprio queste aree a 30 chilometri all’ora, soprattutto nei centri storici per tutelare gli utenti deboli. Parliamo di pedoni e ciclisti, ma anche di chi usa il monopattino. Oggi in Europa siamo il fanalino di coda per la mobilità sostenibile, anche la Grecia ci ha superato".

Quasi tremila morti sulle strade nel 2021 ma anche 204mila feriti, questo ci ricorda l’ultimo rapporto dell’Istat.

"E migliaia di invalidi gravi. E forse non tutti sanno che dopo 5 anni lo Stato non garantisce più assistenza".

Rita Bartolomei