Le due anime della Chiesa Padre Georg alza il tiro "Quando Benedetto disse: il Papa non si fida di me"

"Bergoglio mi convocò per comunicarmi che sarei stato un Prefetto dimezzato, fu uno choc terribile". Veleni anche sulla scelta di Santa Marta: "Scelta di sobrietà? Macché, è come il Palazzo Apostolico"

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di Nina Fabrizio

Al funerale ha quasi fatto finta di non vedere Francesco (a un certo punto gli è passato accanto, ma lo ha ignorato) e recitato la parte dell’orfano, circondato dagli storici fedelissimi di Ratzinger e da quanti hanno accompagnato il Papa emerito nei giorni del trapasso: le ‘memores’, la segretaria Birgit, il dottor Polisca, i frati dei servizi sanitari. Quindi, a celebrazione non ancora ultimata, quando ancora riecheggiavano in piazza San Pietro le grida "Santo subito!", "Benedetto!" e un grosso striscione "Danke Benedikt!" sintetizzava il sentimento del popolo a lui affezionato accorso per l’ultimo saluto, in sala stampa faceva circolare le anticipazioni della sua biografia, un libro-verità di prossima uscita.

"Restai scioccato e senza parole” dice Georg Gaenswein a proposito di quando fu congedato da Francesco da capo della Prefettura della Casa pontificia, una decisione che lo ridusse a una specie di “prefetto dimezzato” secondo le sue efficaci parole che riprendono Calvino. Riporta anche uno scambio. "Lei rimane prefetto ma da domani non torna al lavoro", avrebbe detto Francesco. E, sempre secondo il racconto di Gaenswein, a quel punto Benedetto avrebbe commentato ironicamente: "Penso che Papa Francesco non si fidi più di me e desideri che lei mi faccia da custode...". Seguì una lettera scritta dallo stesso Ratzinger al Papa per intercedere e far tornare Gaenswein a una vera conduzione della Casa pontificia, organismo comunque già molto meno nevralgico con Francesco. Missiva che però non ebbe alcun effetto. Ed è una critica a Papa Francesco anche quando si parla del fatto che Bergoglio scelse di abbandonare l’appartamento apostolico. Sottolinea come non fosse corretto paragonare le abitazioni personali di Ratzinger e Bergoglio: "Gli spazi degli ultimi Pontefici" sono stati "equivalenti a quelli di Francesco nell’appartamento di Santa Marta".

Che partita stia giocando Gaenswein ora che il suo mentore non può più proteggerlo e la sua uscita dalla Curia vaticana è cosa data per scontata, è materia su cui si stanno interrogando in molti. Perché potrebbe essere il match di un uomo solo, oppure l’inizio della costruzione di una rete attorno all’ex segretario di Ratzinger formata dai tanti oppositori di Francesco, scontenti e delusi dalla sua impronta riformista. Una rete, se si aggiungessero cardinali di peso come George Pell, Robert Sarah, lo stesso Gerhard Mueller, che non hanno goduto di un trattamento dei migliori in questi anni e che ieri sembravano quasi voler mostrare i muscoli a una cerimonia funebre che tutt’a un tratto pareva già un conclave.

Sul futuro di Gaenswein circolano per ora solo indiscrezioni. Lascerà il monastero Mater ecclesiae dove si occupava a tempo pieno di Benedetto. La Conferenza episcopale tedesca, impegnata peraltro in un sinodo dai possibili sviluppi fortemente progressisti, non sembra entusiasta all’idea di accoglierlo tra le sue fila. Per ora, don Georg tornerà al Collegio Teutonico e forse presto potrebbe essere accolto in qualche ruolo onorifico in una prelatura come l’Opus Dei (dove ha tanti amici) o in qualche ordine cavalleresco. Sullo sfondo resta un Bergoglio accigliato, consapevole che mentre l’anima di Ratzinger ascendeva verso l’alto in basso, sulla piazza, le nubi si diradavano facendo emergere in una luce improvvisamente nuova e nitida proprio Gaenswein. Leader per un giorno o per una nuova stagione degli equilibri ecclesiastici?