Rieccolo il lockdown. Certo, questa volta, non è dichiarato, non ci sono le autodichiarazioni da riempire e, ufficialmente, gli italiani non sono costretti a restare a casa o a muoversi per "giustificati motivi di salute o di lavoro". Ma al di là delle norme, valgono i numeri. E quelli che arrivano dal fronte del commercio, del turismo e del terziario sono da incubo. La variante Omicron colpisce duro, tiene lontano gli italiani da ristoranti e alberghi, svuota bar, fa viaggiare semivuoti gli aerei. Fipe rivela una stima drammatica per il 2021: "Hanno chiuso 20mila aziende, lo stesso numero del 2020 con il lockdown". Nelle agenzie di viaggio c’è un diluvio di prenotazioni cancellate. E, il ritorno obbligato dello smart working ha di nuovo desertificato intere porzioni di città. Un disastro annunciato. Per Federalberghi mancano all’appello qualcosa come 148 milioni di presenze. Confcommercio traccia il bilancio del 2020 registrando un gap di fatturato di oltre il 7,3% rispetto al 2020 con cali che, in alcuni settori, è ancora a due cifre. L’altra organizzazione dei commercianti, la Confersercenti, chiede interventi immediati contro un "lockdown di fatto" per milioni di italiani. Secondo un sondaggio realizzato in collaborazione con Ipsos, il 51% dei consumatori evita di servirsi di bar o ristoranti per paura di contagiarsi. Come se non bastasse, il 32%, ovvero un italiano su tre, ha rinunciato a fare un viaggio, ha disdetto una vacanza e ha perfino evitato lo shopping. Senza contare, poi, l’effetto smart working: con 5,5 milioni di lavoratori a casa (800mila solo in Toscana) e gli uffici semivuoti, mancano all’appello 850 milioni di consumi per i pubblici esercizi nel centro delle città. Basta fare un giro negli alberghi per avere l’esatta dimensione della crisi. A Roma è rimasto chiuso, per assenza di turisti, un hotel su tre. A Firenze, ...
© Riproduzione riservata