Mercoledì 24 Aprile 2024

Covid, le città d'arte tornano a svuotarsi. "Sembra di essere nel lockdown"

Quarantene e paura, l’allarme dei commercianti. "Nel 2021 hanno chiuso 20mila aziende, come l’anno prima"

Rieccolo il lockdown. Certo, questa volta, non è dichiarato, non ci sono le autodichiarazioni da riempire e, ufficialmente, gli italiani non sono costretti a restare a casa o a muoversi per "giustificati motivi di salute o di lavoro". Ma al di là delle norme, valgono i numeri. E quelli che arrivano dal fronte del commercio, del turismo e del terziario sono da incubo. La variante Omicron colpisce duro, tiene lontano gli italiani da ristoranti e alberghi, svuota bar, fa viaggiare semivuoti gli aerei. Fipe rivela una stima drammatica per il 2021: "Hanno chiuso 20mila aziende, lo stesso numero del 2020 con il lockdown".

Nelle agenzie di viaggio c’è un diluvio di prenotazioni cancellate. E, il ritorno obbligato dello smart working ha di nuovo desertificato intere porzioni di città. Un disastro annunciato. Per Federalberghi mancano all’appello qualcosa come 148 milioni di presenze. Confcommercio traccia il bilancio del 2020 registrando un gap di fatturato di oltre il 7,3% rispetto al 2020 con cali che, in alcuni settori, è ancora a due cifre. L’altra organizzazione dei commercianti, la Confersercenti, chiede interventi immediati contro un "lockdown di fatto" per milioni di italiani. Secondo un sondaggio realizzato in collaborazione con Ipsos, il 51% dei consumatori evita di servirsi di bar o ristoranti per paura di contagiarsi. Come se non bastasse, il 32%, ovvero un italiano su tre, ha rinunciato a fare un viaggio, ha disdetto una vacanza e ha perfino evitato lo shopping. Senza contare, poi, l’effetto smart working: con 5,5 milioni di lavoratori a casa (800mila solo in Toscana) e gli uffici semivuoti, mancano all’appello 850 milioni di consumi per i pubblici esercizi nel centro delle città. Basta fare un giro negli alberghi per avere l’esatta dimensione della crisi. A Roma è rimasto chiuso, per assenza di turisti, un hotel su tre. A Firenze, uno su cinque. Il tasso di occupazione medio è inferiore al 30% delle camere nelle principali città d’arte italiane. A Bologna non si va oltre il 25%, con una perdita di fatturato fra il 70 e l’80%. Anche in Toscana la perdita di fatturato oscilla sulle stesse percentuali, con circa 30mila posti di lavoro in bilico. A Torino si calcola che i commercianti perdono circa 1 milione al giorno per le mancate consumazioni. Nella Capitale sono sul piede di guerra le agenzie di viaggio: "Il governo con una mano dà e con l’altra applica il 41 bis", spiegano in una nota al vetriolo. "Il calo del fatturato nel settore arriva al 95% e non si vede la luce in fondo al tunnel", scrivono in una lettera-appello al premier, Mario Draghi. "A Roma un’agenzia su tre ha dovuto chiudere i battenti, il 2021 si è chiuso con una valanga di disdette e il 2022 rischia di essere un altro anno da incubo con la cancellazione delle poche prenotazioni primaverili e la totale assenza di quelle nuove". Il problema è che piove sul bagnato. La prevista ripresa si è subito arenata nelle secche della variante Omicron. "L’aumento dei contagi – insiste Confesercenti – ha creato un clima di sfiducia che sta frenando i consumi delle famiglie".

Lo scenario sta radicalmente cambiando, ribadisce Confcommercio, ostacolando la possibile ripresa. È vero che il 2021 si chiuderà con una crescita del Pil del 6,1% con incrementi netti di fatturato rispetto all’anno precedente per quasi tutti i settori. Rimbalzi non scontati che "testimoniano la grande vitalità del tessuto produttivo". Ma siamo ancora lontani dal tornare ai livelli pre-pandemia. Per alberghi e ristoranti la perdita dei consumi è del 29%, per i servizi culturali e ricreativi del 21,5%, per il trasporti il 16% e per abbigliamento e calzature il 10,5%. Ora, con la variante Omicron che ha portato a un picco mai visto prima di contagi, commercianti, albergatori e operatori turistici chiedono interventi immediati da parte del governo, per attenuare gli effetti economici di un "lockdown" non dichiarato ma, non per questo, meno letale.