Le chat segrete di Chiara e Marco. "Se vuoi morire ti do una mano io"

Il killer davanti al giudice: "ll demonio mi dà la carica. È un uomo di fuoco con le ali, come nella serie Lucifer"

La comunità di Monteveglio alla fiaccolata in memoria di Chiara Gualzetti (foto Schicchi)

La comunità di Monteveglio alla fiaccolata in memoria di Chiara Gualzetti (foto Schicchi)

L’aria menefreghista sfoggiata davanti ai carabinieri lunedì, quando solo di fronte ai contenuti quasi inequivocabili delle chat con Chiara e altri amici ha confessato, ora è scalfita. Nelle due ore di interrogatorio cui è seguita la convalida del fermo per omicidio volontario premeditato (disposto il carcere), il sedicenne accusato di avere ammazzato a coltellate e calci la quindicenne di Monteveglio Chiara Gualzetti, era più scosso. "Mi dispiace per Chiara, per la sua famiglia e per la mia". Scosso sì, non sconvolto. Nessuna lacrima, a differenza di quelle della madre, sotto choc: "Sono ancora in una bolla", le sue parole. L’avvocato Tanja Fonzari, precisa: "Si sta rendendo conto di ciò che ha fatto e delle conseguenze".

Al giudice e ai pm dei minori Simone Purgato e Silvia Marzocchi ha confermato quanto già in parte ammesso. Tipo: "Il demonio mi dà la carica. È un uomo di fuoco con le ali, come nella serie Lucifer; mi costringe a fare del male, faccio soffrire gli amici e le ragazze che si innamorano di me". Ma mai si era spinto a tanta violenza. Lo scambio in chat tra lui e Chiara da un po’ è fitto. Lei si sfoga: "A volte vorrei farla finita, se mi uccidessi non mancherei a nessuno". Forse spera che lui la consoli, invece: "Ti do una mano io, se proprio vuoi". Ancora lei: "È come se le persone si divertissero a illudermi, a farmi stare male". Poi lui la invita al parco: "Ci facciamo una chiacchierata e ti riporto a casa". A lei, che da tempo è invaghita, non sembra vero. Non immagina a cosa sta andando incontro. Lui la passa a prendere, saluta i genitori. Telecamere della zona li riprendono insieme: lei un po’ impacciata nei suoi top e pantaloncini neri, lui più spavaldo le cammina qualche metro davanti, con la t-shirt rossa. Rosso sangue: forse, l’ipotesi, messa apposta per non fare vedere le macchie. Nel mirino degli inquirenti poi ci sono i messaggi vocali inviati dal killer ad amici subito dopo il delitto: è agitato, ma non parla di omicidio. Domani, intanto, si terrà l’autopsia. "La perizia psichiatrica? Facciamola, per fugare ogni dubbio: ma non c’è stata alcuna follia nella ferocia disumana di quel ragazzo. Ha calcolato tutto, approfittandosi della fiducia di lei" dice Giovanni Annunziata, legale dei Gualzetti.

A Monteveglio, infatti, nella casa di via dell’Abbazia, nessuno crede alla versione del giovane ‘invasato’. Mamma Giusi passeggia in cortile, guardata a vista dai fratelli. "Lei non sa nulla. Non le facciamo leggere i giornali, né i social", dicono. La proteggono, perché il suo equilibrio è fragile e il vuoto che le avanza dentro, dopo la morte della figlia, può spezzarla. "Come va... Eh... Ogni giorno è peggiore del precedente", dice soltanto mamma Giusi. Non vuole parlare di sua figlia. Ostenta serenità, ma i suoi occhi sono inquieti. Come quelli di suo marito Vincenzo: "Quando ho letto di come è stata ammazzata, a coltellate e calci, ho smesso di lavorare. Ho pensato che la mia bambina era lì sola, e io non ho potuto aiutarla", dice. E per lui, il perdono, per ora, non è un’opzione: "Non so. Sono davanti a un baratro". A una manciata di chilometri c’è un’altra famiglia spezzata. Quella del giovanissimo killer. Lo zio, dietro al bancone del negozio di famiglia, non ha dubbi: "L’avete già scritta tutta la storia, ma noi non ci crediamo. Non può essere così. Noi lo conosciamo bene nostro nipote e non è così com’è stato descritto. Non ha mai fatto niente di male". Intanto, ieri sera, in mille hanno acceso una fiaccola per Chiara. Per ricordarla ancora.