"Mi scusi, vorrei quella borsa in vetrina, ma quanti Bitcoin mi costa?". Succederà a breve nei negozi a marchio Gucci, anche se per il momento soltanto negli Stati Uniti. E non sarà neppure in tutti gli store a stelle e strisce a dirla tutta, ma intanto è un inizio. La casa di moda italiana del gruppo Kering (multinazionale francese del lusso, che comprende marchi come Yves Saint Laurent, Bottega Veneta, Boucheron, Pomellato e molti altri) ha infatti appena annunciato che accetterà anche le criptovalute (monete virtuali corrispondenti alla rappresentazione digitale e crittografata di un valore economico) per l’acquisto dei prodotti delle sue collezioni di abbigliamento e accessori.
Si parte a fine maggio da un pugno di punti vendita americani: da Gucci Wooster a New York, Rodeo Drive a Los Angeles, Miami Design District, Phipps Plaza ad Atlanta e The Shops at Crystals a Las Vegas. Poi però già nel corso dell’estate, assicurano da Parigi, il progetto pilota sarà esteso a tutte le boutique Gucci a gestione diretta in Nord America.
Non saranno accettate, certo, tutte le criptovalute sul mercato. I registratori di cassa si apriranno solo con dieci monete virtuali, tra cui, a titolo esemplificativo, Bitcoin, Bitcoin Cash, Ethereum, Wrapped Bitcoin, Litecoin, Dogecoin, Shiba Inu e cinque ‘Usd stablecoin’.
Che poi anche il concetto di registratore di cassa è, ovviamente, da rivedere. Funzionerà diversamente: i pagamenti saranno effettuati con un link inviato via mail al cliente. Il link conterrà un codice Qr che permetterà di pagare dal proprio cripto-portafoglio, ed ecco che si potrà uscire con la propria sporta di lusso.
La decisione segna un’importante convalida dei criptopagamenti da parte di una maison del polo del lusso, a fare compagnia al gruppo di cosmetica Lush e ad allungare la lista di aziende di vari settori – dal commercio ai servizi e perfino ai taxi di certe città – che hanno già sdoganato i pagamenti con le principali monete virtuali.
A fare da apripista sono stati i circuiti di transazioni economiche come Mastercard, Visa e Pay Pal, ma anche catene come Starbucks, gruppi Coca Cola, limitatamente ad alcuni stati, o Microsoft che li accetta per l’acquisto di servizi come Skype o Xbox Live. E poi c’è Tesla, con il suo ceo Elon Musk che è stato tra i primi imprenditori a credere nel successo dei Bitcoin.
Il motivo della scelta per la casa italiana? "Gucci ha da sempre avuto un approccio digital first al business e questo progetto rappresenta un passo ulteriore nel percorso avviato dal brand nel Web 3.0", spiega la casa di moda in una nota. Dunque largo anche alle monete virtuali.
Simone Arminio