Mercoledì 24 Aprile 2024

L’avvertimento di Meloni "Un governo atlantista oppure nessun governo"

La leader di FdI era pronta a salire da sola al Quirinale per chiedere un mandato esplorativo. Esteri e Difesa restano i nodi da sciogliere: serviranno ministri dalle chiare posizioni anti russe

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di Ettore Maria Colombo

Ha predicato calma per tutto il giorno. Ai suoi. Agli alleati di governo, pure loro, assai allarmati. A sé stessa, ovviamente. Giorgia è fatta così. Nei momenti più difficili tira fuori il carattere. Ieri, lo scorpione (Silvio Berlusconi) ne ha fatta un’altra delle sue, alla rana (Giorgia Meloni). Un’altra puntura velenosa, per quanto fosse uno strascico derivante dalla registrazione audio del giorno precedente, quando il Cav ha intrattenuto i suoi gruppi parlamentari, tra scroscianti applausi in cui ha ribadito l’amicizia affettuosa con Putin e l’antipatia manifesta per Zelensky e l’Ucraina. E lei ha risposto per le rime: "Su una cosa sono stata, sono, e sarò sempre chiara. Intendo guidare un governo con una linea di politica estera chiara e inequivocabile. L’Italia è a pieno titolo, e a testa alta, parte di Europa e Nato. Chi non fosse d’accordo con questo caposaldo non potrà far parte del governo, a costo di non fare il governo. L’Italia con noi al governo non sarà mai l’anello debole dell’Occidente. Rilancerà la sua credibilità. Su questo chiederò chiarezza a tutti i ministri. La prima regola di un governo politico è rispettare il programma che si è votato".

L’accento cade sulla sfida ai partiti ("chi non è d’accordo") e sulla richiesta di "chiarezza" ai ministri. Anche le cancellerie europee, davanti alle frasi di Berlusconi, sono impazzite. Il Pse si è scatenato. Le opposizioni hanno ululato: Fi non abbia gli Esteri.

La coalizione di centrodestra, domani mattina, si presenterà unita alle consultazioni, il cui calendario, il Colle, ha ufficiale solo ieri sera, a ora molto tarda, proprio a causa del maremoto scatenato dal Cavaliere. Primo risultato, e decisivo. Il centrodestra – ergo, entrambi i maggiori partner, Salvini e Berlusconi, ma anche gli alleati minori (Udc-Maie-sudisti) – indicherà Giorgia Meloni come unica candidata della coalizione uscita vincente dalle elezioni. Ma, fino a ieri sera, il rischio che tutto saltasse, era incombente, ha aleggiato l’intera giornata.

La Meloni era pronta a tutto. Anche a salire da Mattarella solo con la sua FdI per chiedere un mandato esplorativo con una lista di ministri non concordata con nessun alleato. E si sarebbe presentata, davanti alle Camere, a chiedere i voti ‘a chi ci sta’ e, cioè, a pezzi di FI, dei centristi, del Terzo Polo. Un governo ‘improvvisato’, certo, e che al più avrebbe fatto la manovra economica, per poi chiedere nuove elezioni ad aprile 2023. E, ovviamente, vincerle, stavolta con FdI da sola.

Una prova di forza che avrebbe spaccato il centrodestra in modo irrimediabile, oltre che ad altissimo rischio fallimento, ma l’avrebbe tentata. Ma non ce n’è stato bisogno. Il salvabile è stato salvato. Ora, però, l’attende la prova più dura.

Una lista di ministri che il Capo dello Stato controllerà con maniacale e certosina attenzione. Stavolta, la casella chiave non sarà il Mef. Lì, come si sa, ci va Giorgetti. Per tutti una garanzia. No, i problemi sono altri. Gli Esteri, la Difesa. La Giustizia, per dire, già non lo è più. Ci andrà l’ex magistrato Carlo Nordio. Fine delle trasmissioni. Ma anche sugli Esteri, dove il nome di Tajani, nonostante le sue prese di distanza dal Cavaliere, ora traballa pericolosamente, FdI è corsa ai ripari. I due ruoli se li giocano in due: Crosetto e Urso. Il governo Meloni sta per nascere. Avrà molti guai, ma sulla politica estera sarà limpido. Una spada di luce elfica. Alla Tolkien, si capisce.