Mail e messaggi, inseguiti dal lavoro anche in vacanza. La tribù iperconnessa

Smartphone e computer ci obbligano a restare in attività anche sotto l'ombrellone

Donna al lavoro a bordo piscina

Donna al lavoro a bordo piscina

Roma, 13 agosto 2018 - Reperibili, sempre. E, soprattutto, connessi. Anzi, iperconnessi. Ma se il vantaggio è essere sempre in contatto con tutto e tutti, c’è l’effetto collaterale: non si stacca mai. Neppure in vacanza, quando la raffica di mail, whatsapp e sms ci rende difficile anche leggere un libro sotto l’ombrellone. Lo confermano psicologi, sociologi e ricerche: l’era dell’accesso teorizzata da Jermey Rifkin non ci farà sentire emarginati dal divario digitale, ma di sicuro ci ‘obbliga’ a lavorare sempre. E comunque. 

Non c'è bisogno di essere un capo di Stato o un amministratore delegato: in spiaggia, come in montagna, è difficile trovare qualcuno che riesca a staccare il cellulare. Una ricerca OnePoll, commissionata da Corona, rende bene l’idea: su un campione di 15mila impiegati (metà uomini e metà donne), il 73 per cento resta contattabile sempre anche quando non sta lavorando, tre su quattro controllano le mail anche fuori dall’orario d’ufficio e, anche se in ferie, il 30% degli intervistati controlla la casella di posta più volte al giorno. 

Bain & Company ha analizzato le comunicazioni online di 24 grandi aziende e ha scoperto che il tempo che viene dedicato a mail, chat e altri messaggi è in crescita. Basta cliccare su Internet live stats – che monitora i contatti della Rete – per vedere che nel mondo vengono inviate 2,7 milioni di mail al secondo e 227 miliardi ogni giorno. Sul web gli utenti sono quasi 4 miliardi e in Italia sono più di 43 milioni, più di 49 milioni gli utenti mobili. 

E se in Francia dal primo gennaio è scattato il «diritto alla disconnessione» (in pratica le aziende con oltre 50 dipendenti sono obbligate a negoziare con i lavoratori il diritto a non rispondere a mail e telefonate fuori dall’orario di lavoro) anche in Italia esiste qualcosa di simile. La normativa in materia (articolo 3, comma 76, disegno di legge 2229), però, riconosce al lavoratore il diritto alla disconnessione, «nel rispetto degli obiettivi concordati», lasciando quindi spazio all’interpretazione. Ciò detto, sono diverse le aziende (Volkswagen, Orange, Deutsche Telekom) che si stanno muovendo su questa linea, mettendo limiti alle comunicazioni online fuori dall’orario di lavoro. 

Il professor Federico Tonioni, che guida l’ambulatorio di dipendenze da Internet dell’ospedale Gemelli di Roma, del resto conferma (in prima persona) questa tendenza. Pure lui, nonostante si trovi in spiaggia, ha sentito il bisogno di rispondere al cellulare a un numero sconosciuto. «Il meccanismo – spiega – che mi ha indotto a non perdere la chiamata, pur immaginando che sarebbe potuto trattarsi di una telefonata di lavoro, è legata al bisogno di controllo». Tutto deriva dalla necessità di fare più cose contemporaneamente, spinti dal falso mito della produttività: «Così rischiamo di fare la fine dei criceti. Corriamo e corriamo, ma sbagliamo a credere che tutte le mail siano urgenti». 

Da qui, viene da pensare che la soluzione sia la ‘disintossicazione digitale’, così come prescritto da diversi manuali di auto aiuto sul detox. Il concetto che un tempo si applicava alle diete, adesso si lega a Internet e social network. Addirittura la Apple ha seguito la moda con un’app che monitora le ore di utilizzo dello smartphone. 

Sembra difficile, ma in realtà tenere la suoneria spenta già può cambiare la vita (e salvare la vacanza). «Se non c’è lo squillo e si disattivano le notifiche dei vari social o servizi di messaggistica – spiega Tonioni – la chiamata di lavoro o il messaggio non irrompe nella tua vita, ma sei tu a gestire la situazione». Per chi riesce a superare la voglia di controllo, il secondo passo è spegnere lo smartphone del tutto.  C’è anche chi pensa a misure drastiche. Si tratta del sindaco di Sellia, un paese di 540 anime, in provincia di Catanzaro. Davide Zicchinella ha fatto un’ordinanza: «Se non socializzate, stacco il wi-fi dalle 16 alle 20». Il motivo? «Abbiamo fatto un sondaggio, da cui è emerso che il 53% degli intervistati ha dichiarato di trascorrere più di tre ore al giorno online e l’80% di stare sempre connesso. Considerando che il nostro è un piccolo borgo, dove ci conosciamo tutti, vorrei incentivare la socializzazione».