Lavoro e scuola da casa: le città sono deserte. Chiudono i negozi, vuoti bar e ristoranti

Migliaia di stanze libere, giù i prezzi degli affitti. Crollano i clienti. Smart working e didattica a distanza sono uno tsunami sui centri storici

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La didattica a distanza e lo smart working hanno svuotato le città. Soffrono alberghi e ristoranti, mentre le stanze in affitto che, fino allo scorso anno, venivano prese d’assalto già all’inizio dell’estate, sono ancora tutte sul mercato: molti lavoratori continuano a prestare servizio a distanza, spesso nelle città d’origine, e gli studenti si preparano a rientrare in aula ma con una forte iniezione di lezioni a distanza. Così il mercato degli affitti è immobile, in attesa di una scossa che non si sa se, quando e in che misura arriverà.

A Milano le stanze disponibili sono quadruplicate e Bologna è in scia. La fotografia è di Immobiliare.it: l’offerta di stanze singole e posti letto all’ombra della Madonnina è cresciuta del 290%, sotto le Due Torri del 270%. Ed è quasi triplicata a Padova (+180%) e Firenze (+175%). È raddoppiata a Roma (+130%), Torino (+108%), Napoli (+100%). La media italiana segna un aumento dell’offerta pari al 149%. Insomma, dove una volta c’erano due letti liberi oggi ce ne sono cinque. La ragione è semplice: "Studenti e lavoratori che sceglievano soluzioni abitative transitorie – spiega l’ad di Immobiliare.it Carlo Giordano – hanno preferito in molti casi abbandonare momentaneamente le città, in favore di spazi più ampi e di un risparmio sull’affitto".

Anche la domanda è cresciuta, ma molto meno: del 18%, con punte del 35% a Bologna, del 29% a Firenze e del 25% a Milano, con flessioni a Napoli (-4%), Pisa (-3%) e Pavia (-1%). La ragione è legata al lockdown e all’incertezza sul futuro: gli anni scorsi, ad agosto, chi aveva bisogno di una stanza nella maggior parte dei casi se l’era già accaparrata da un pezzo. Oggi tutto si è spostato più avanti, si temporeggia in attesa di capire quanto sarà necessario avere un appoggio fisso nella città dove si lavora o si studia. Quanti torneranno? Secondo una recente ricerca del portale Skuola.net, che ha coinvolto circa duemila studenti fuorisede, quasi uno su cinque abbandonerà la città che lo ha ospitato. Su una popolazione italiana di 340mila studenti, l’addio coinvolgerebbe oltre 60mila ragazzi. Di loro, due su tre cercheranno un’università più vicina al territorio di origine, gli altri rimarranno fuorisede: ma solo sulla carta, grazie alle lezioni a distanza.

Morale, le città sono vuote. A riempirle non è bastato il turismo. Secondo Confcommercio l’assenza di turisti stranieri dall’Italia si è tradotta in una mancata spesa di 13,7 miliardi. E a soffrirne sono state le città d’arte, quelle che richiamano di più i turisti del segmento lusso: il calo delle presenze negli hotel a 5 stelle si è avvicinato all’80%, con punte superiori al 90% tra gli stranieri. Colpito lo shopping Made in Italy, per cui si prevede una perdita di 5,7 miliardi. Numeri in scia con una tendenza già visibile nei mesi scorsi e certificata ieri dai dati dell’Istat: il fatturato dei servizi nel secondo trimestre 2020 aveva perso il 26,2% su base annua, con una punta del 71,4% per il settore dell’alloggio e ristorazione.

La fuga era iniziata durante i mesi del lockdown, con buona pace di chi vive dell’indotto: bar, ristoranti, negozi che hanno visto sparire la loro clientela. Secondo Solo Affitti Spa, il 79,5% delle agenzie affiliate ha ricevuto richieste di risoluzione del contratto di locazione. Intanto, sempre secondo Immobiliare.it, i canoni di locazione hanno frenato. A livello nazionale, il prezzo medio delle stanze singole è rimasto ancorato a 391 euro. Si alternano aumenti dei canoni medi (la punta è Venezia, più 7%) a cali: il record è a Bologna, dove il prezzo medio di una singola è sceso a 408 euro. Si tratta di un ‘taglio’ del 9%, circa 40 euro.