L’attrice che ha raccontato l’aborto "Insulti e auto cosparsa d’immondizia"

Firenze, lo sfogo di Gaia Nanni: "Ho ricevuto messaggi duri, soprattutto da donne. Di certe cose in questo Paese non si può parlare"

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"Io sono di Firenze e abortire a Firenze non è stato per nulla facile". Iniziava così una lettera aperta dell’attrice fiorentina Gaia Nanni pubblicata domenica scorsa sulla sua pagina Facebook: un commento a caldo sulla sentenza della Corte suprema americana che cancella il diritto all’interruzione volontaria della gravidanza. Ieri lo choc dello spregio dopo aver raccolto la solidarietà di migliaia di persone. Gaia Nanni si è trovata il cofano della sua auto parcheggiata sotto casa colmo di spazzatura. Un palese spregio, in segno di disprezzo nei suoi confronti, già espresso dai commenti offensivi e le minacce sui social. Allora è tornata a scrivere sulla sua pagina Facebook: "Oggi ho trovato la mia macchina cosparsa di immondizia e ho capito che in Italia di alcune cose non si può parlare. Ho sopravvalutato il mio Paese che quando giudica i vicini Oltreoceano pare Pinco ma che alla fine resta un feudo medievale. Si tutela l’embrione e si augura la morte a quella che lo porta in grembo se non si comporta secondo i dettami stabiliti". E continua: "Nessuno o in pochissimi prima del dito hanno guardato la luna: una donna che in quel momento è disperata, un dolore, un percorso medico offensivo, un diritto ostacolato". L’attrice si dice avvilita: "Mi hanno scritto centinaia di donne: chi ha dovuto salutare un figlio perché incompatibile con la vita, chi non poteva portarlo avanti, chi in menopausa e chi avevo 3 figli, non sapevo come fare, chi non ha neanche avuto il coraggio di dirmi perché. E non mi importa quel perché. E non vi dirò il mio". E infine la domanda delle domande: "Abbiamo bisogno di sapere morbosamente il perché di una donna che soffre? Davvero?".

Al suo primo post Gaia Nanni aveva affidato una dolorosa testimonianza personale: "Ero una donna che voleva mettere fine alla sua gravidanza ma la mia firma a nulla serviva". Ricordava la frase dell’assistente sociale – vede, lei è emotivamente scossa. Piange. Non siamo sicure che lo voglia davvero. Fissiamo un altro appuntamento". Poi dopo un’attesa che pare infinita il trovarsi "in ambulatori e stanze dove nascono bambini, accanto a chi chiama la futura nonna e a chi ha già scelto il nome. Sono trascorsi anni ma il dolore di quello che è stato non ve lo racconto, l’unico balsamo sarebbe non farci passare nessun’altra donna da quell’iter disumano".

Titti Giuliani Foti