Venerdì 19 Aprile 2024

L’Atlantico in barca a remi, muore navigatore

Il corpo del francese Jean-Jacques Savin trovato al largo di Madeira. Aveva festeggiato i 75 anni nell’Oceano con champagne e foie gras

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di Massimiliano Crosato

MADEIRA (Portogallo)

Il mare, la sua reale passione tra mille altre, se l’è portato via mentre era impegnato a ripetere un’impresa che gli era già riuscita tre anni fa con un barile. Ma stavolta i venti e le correnti dell’Atlantico sono stati più forti di ogni volontà e istinto di sopravvivenza. Dopo le segnalazioni di "forte difficoltà" che aveva lanciato al suo team, già dalla mezzanotte di venerdì si era perso ogni contatto e l’altro ieri il corpo di Jean-Jacques Savin, avventuriero e navigatore francese di 75 anni, è stato trovato all’interno della cabina nella sua imbarcazione.

Savin era diventato una leggenda in Francia tre anni fa, dopo che era riuscito ad attraversare l’oceano Atlantico in un barile di due metri per tre. A 75 anni ci voleva riprovare e il 1 gennaio era ripartito da Sagres, nel sud del Portogallo, in direzione delle Antille, stavolta però su una barca a remi. Solo che stavolta "l’oceano è stato più forte di lui" concede la figlia Manon che lo seguiva con il team di volontari della squadra. Sabato la scoperta dell’amara verità, quando i soccorsi hanno individuato lo scafo arancione e hanno recuperato la salma. La guardia costiera portoghese ha trovato l’imbarcazione rovesciata al largo delle Azzorre, a nord di Madeira. Fin dall’inizio della traversata, il problema principale era costituito dai forti venti e delle correnti, che già avevano costretto l’equipe di Sauvin ad allungare di ben 900 chilometri il percorso proprio per cercare di evitare il peggio.

Negli ultimi giorni Savin aveva detto di essere diretto verso l’isoletta di Ponta Delgada, nell’arcipelago delle Azzorre, "per sistemare la barca" e anche negli ultimi post scritti sulla sua pagina Facebook raccontava del "forte vento" e della "fatica fisica" cui era costretto dovendo "utilizzare il desalinatore manuale" perché quello elettrico non andava per mancanza di energia prodotta dai pannelli solari. Savin, che aveva festeggiato proprio a bordo della sua ‘Audacieux’ – una canoa coperta lunga otto metri, larga 1,70 e dotata di due cabine e della postazione per remare – il 14 gennaio scorso i suoi 75 anni con champagne e foie gras, voleva attraversare in barca a remi l’Atlantico un’ultima volta e diventare così ’il decano dell’oceano’, un modo per "sfidare la vecchiaia" aveva detto, lui che di sfide aveva sempre vissuto.

"Mi prendo tre mesi di ferie e me ne vado in vacanza al largo" aveva scherzato. A bordo, 300 chili di attrezzatura, cibo liofilizzato, una stufa, un fucile con arpione per pescare e il suo inseparabile mandolino. Savin, residente ad Arès nel bacino di Arcachon, a Bordeaux, era un ex militare paracadutista, poi era stato un pilota di aerei privati e financo il responsabile di un parco nazionale in Africa. Magro e muscoloso, un grande sportivo e "avventuriero nel cuore", nel 2019 aveva trascorso più di quattro mesi su una barca a forma di botte, riuscendo ad attarversare l’Atlantico da solo, spinto dai venti e dalle correnti. Di quell’avventura già abbastanza sfidante e tutta in solitaria, ne aveva tratto anche un libro “127 giorni alla deriva, l’Atlantico in un barile”, che in patria lo avevano reso popolare e seguito sulla sua pagina Facebook, quella stessa da dove giovedì ha scritto le sue ultime righe.