Latin lover e poi frate: ucciso da chi aiutava

Padre Leonardo bruciato vivo da un ospite della sua comunità di recupero. Aveva preso i voti a 50 anni, dopo ricchezza e mondanità

Migration

di Riccardo Jannello

Portava con orgoglio la croce rossa sulla tonaca nera di "ministro degli infermi" sentendosi non solo un servitore della "regola" dei Camilliani, ma un po’ anche la reincarnazione di Camillo de Lellis, vedendo nella storia del santo abruzzese la sua.

Leonardo Grasso, 78 anni, catanese, "servitore degli ultimi" come si definiva, è morto nel rogo della comunità per tossicodipendenti, malati di Aids e senzatetto, la casa famiglia "Tenda di San Camillo", che gestiva in Strada 114, a due passi dal lungomare di Riposto. Ma il fuoco alla struttura è stato dato per coprire il corpo del frate martoriato dalle bastonate, colpito più volte da un cinquantaduenne genovese ospite della struttura, che alle cinque della mattina, dopo avere picchiato il suo capo e averlo cosparso di alcol, ha appiccato il fuoco e si è dato alla fuga proprio con l’auto di fratel Leonardo.

I carabinieri lo hanno fermato anche grazie al sistema antifurto della macchina, e il magistrato di turno, dopo l’interrogatorio in Procura, ha confermato il fermo, disponendo per l’uomo – pregiudicato per vari furti – il trasferimento al carcere di Caltagirone. Nella struttura – dove gli altri cinque ospiti presenti sono rimasti illesi – si sono recati i carabinieri di Giarre e il nucleo scientifico per i rilievi.

L’autopsia chiarirà la dinamica esatta della morte. Frate Leonardo mostrava sul corpo ferite, ma l’uomo fermato avrebbe negato di avere usato violenza su di lui prima di averlo fatto diventare una torcia umana. Fratel Leonardo Grasso si era convertito tardi alla vita monacale, dopo un’esistenza che lui stesso definiva "vuota", che aveva deciso di abbandonare.

Una confessione che era stata raccolta a La vita in diretta dal giornalista Franco Di Mare, nel 2014. Fino al 1988 Leonardo Grasso era un impenitente donnaiolo, un bon vivant, e in chiesa andava solo per poche cerimonie. In quell’anno, a distanza di sei giorni l’uno dall’altro, i genitori se ne andarono. La loro morte "è stata così tragica che ho cominciato a farmi domande su quelli che erano i miei comportamenti". Fino ad allora l’uomo era socio di un’agenzia immobiliare "e avevo un bel gruzzoletto con il quale divertirmi".

Leonardo lascia la società ed entra nell’Avuls di Catania, il volontariato, chiedendo di occuparsi dei malati di Aids, vera e propria piaga in quel decennio. "Ho pensato – disse fratel Leonardo – che la mia dissolutezza avrebbe potuto portarmi a quello e ho detto: ora devo fare qualcosa per gli altri, non devo più pensare solo a me stesso".

Dal 1989 ha così seguito la trafila per diventare camilliano, ordine scelto proprio perché dedicato agli infermi. Nel 1992, all’età di 50 anni, l’ingresso ufficiale nell’Ordine dei Chierici Regolari Ministri degli Infermi, con il voto di castità e obbedienza per potere coltivare "la vigna del Signore".

Un percorso che Leonardo ha visto simile a quello di Camillo, che fino ai 25 anni, dopo la morte dei genitori, è stato cavaliere di ventura, ha condotto una vita debosciata e senza ordine fino alla conversione, durante un viaggio nella Valle dell’Inferno e una brutta ferita a un piede, il 2 febbraio 1575. Più di 400 anni dopo lo stesso percorso lo ha fatto Leonardo.