Martedì 23 Aprile 2024

L’asta vista dal buco della serratura I reggiseni di Amy diventano cimeli

Calpestata l’intimità della cantante morta nel 2011: saranno battuti 800 oggetti appartenuti alla Winehouse

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di Chiara

Di Clemente

"Sono morta un centinaio di volte", cantava in Back to Black, nel 2006, "tu torni da lei e io risprofondo nell’oscurità". Aveva 23 anni, Amy Winehouse, quando con quel brano disperato e con la potenza quasi sovrannaturale della sua umanissima fragile e profonda verità d’interprete, divenne stella tra le stelle del rock. E ne aveva solo 27 quando, alle 15.53 del 23 luglio 2011, sarebbe stata ritrovata senza vita nel letto di casa sua, numero 30 di Camden Square, Londra, il cuore spezzato dagli amori sbagliati, il corpo esilissimo divorato dalle lotte e dalle sconfitte, bulimia e dipendenze, alcol e droga. "Sono morta cento volte", cantava Amy: cosa sarà mai morire una volta in più?".

Sul sito di Julien’s Auctions è partito il conto alla rovescia per l’asta che si svolgerà a Beverly Hills il 6 e 7 novembre e in cui verrano venduti circa 800 oggetti appartenuti alla Winehouse, valore totale calcolato tra uno e due milioni di dollari. La casa d’aste fa sapere che "è stato difficile convincere i genitori a privarsi degli oggetti della figlia morta a 27 anni, ma il loro obiettivo è ora di utilizzare il ricavato per coltivare l’eredità e la memoria di Amy e di raccogliere soldi per la loro fondazione che aiuta i giovani che soffrono di dipendenze".

All’asta tantissimi vestiti di Amy. Tra gli abiti, il tubino corto, lampi verdi su fondo nero, indossato dalla Winehouse nel suo ultimo concerto, a Belgrado il 18 giugno del 2011 per 20mila persone: "troppo ubriaca per cantare", titolò la Bbc, lei farfugliava o dimenticava le parole delle canzoni, i fan la riempirono di "buu". Il tubino del disatro è ora il pezzo "più atteso" dell’asta, obiettivo 20mila dollari. Abiti di scena, dei video; vestiti “normali“, jeans e minigonne, camicette, magliette, felpe. Accessori: borse, cappelli, guanti, le famose cinturone, poi stivali, ballerine, sneaker, tacchi alti, pure un paio di pantofole. Gioielli famosi, gioielli rotti e orecchini spaiati. Costumi da bagno, bikini. Vabbè. Il buco della serratura si apre quando iniziano a sfilare sul catalogo dei memorabilia acquistabili una quarantina direggiseni, alcuni in “ensemble“ con le culotte. Pigiami. Vestaglie di seta. Négligé trasparenti. Reggicalze, calze: e qui – se proprio non si è collezionisti posseduti dall’anima nera del feticista – viene voglia di chiudere, ospiti riluttanti alla festa dell’intimità violata di una povera ragazza (lascia stare sia una star) morta a 27 anni, festa assurda celebrata in primis da un papà e una mamma. Un padre ex tassista, Mitch, che quando Amy era viva pretendeva di reinventarsi personaggio tv, magari al suo fianco; e che quando lei è morta lo ha fatto, trasformandosi anche in scrittore biografo della star.

L’intimità violata di Amy non sta comunque solo nella messa in vendita delle mutande – tra strumenti musicali, spartiti, libri, cassette, dvd, album e cd. C’è il suo rossetto rosso fuoco. C’è un orsetto di peluche, il suo asciugamano con il tigrotto di Calvin e Hobbes, un suo specchio con quei disegni di Kim Grove che andavano di moda tanti anni fa, con su scritto l’amore è... e la faccetta di una figurina bionda, e la conclusione: "quello che ti fa sorridere da un orecchio all’altro". Sono in vendita le sue passioni: i fumetti di Frank Miller, le serie tv (Friends), i film di Tarantino (Le iene) e quelli romantici (Tempo d’estate, Under a Toscan Sun), le biografie di Hitchcock e Dean Martin, Brando e Miles Davis, Elia Kazan e Bette Davis, Audrey Hepburn, Marilyn. Ci sono i suoi demoni, in vendita: il ricettario dei cocktail, una bottiglia di birra vuota, una macchinario per fare gli shottini. E lei ci è morta di shottini. "Il pudore non è più un sentimento umano – scrive Umberto Galimberti nel suo ultimo Libro delle emozioni – il tracciato di un limite. Chi non ha nulla da mettere in mostra, pur di apparire mette in mostra la propria interiorità". O quella di una figlia. Poco importa che Amy muoia un’altra volta. In fondo, è già morta almeno 100 volte.