L’assalto di Assago La follia dell’assassino "Erano troppo felici Li ho accoltellati"

Il 46enne soffre di depressione. Ci ha messo un minuto per seminare il terrore nel market. La confessione davanti agli investigatori: "Pensavo di essere malato, volevo uccidermi"

Migration

di Mario Consani

Un minuto per uccidere. "Pensavo di star male, di essere ammalato grave. Ho visto tutte quelle persone felici, che stavano bene, e ho provato invidia". Usa più o meno queste parole nel primo interrogatorio dopo l’arresto Andrea Tombolini, il 46enne con problemi psichiatrici che giovedì pomeriggio prima avrebbe pensato di buttarsi dal terrazzo ma poi è entrato dentro al centro commerciale e ha ucciso a coltellate una persona e ne ha ferite altre cinque colpendo a caso nel negozio Carrefour del Milanofiori ad Assago, alle porte della metropoli.

Dalle immagini delle telecamere interne si ricava che meno di un minuto (58 secondi) gli è bastato per prendere da uno degli scaffali una confezione chiusa di coltelli, estrarne uno da cucina e con quello correre urlando tra le corsie del negozio colpendo a caso chi gli capitava di fronte, una donna e quattro uomini (per fortuna nessuno grave) tra i quali il calciatore del Monza Pablo Marì che era lì per acquisti. L’ultimo fendente (mortale) è stato invece per Luis Fernando Ruggieri, 47 anni, commesso Carrefour. Poi l’accoltellatore è inciampato finendo a terra ed è in quel momento che l’ex calciatore di Napoli e Inter Massimo Tarantino, che era insieme alla famiglia, con un calcio alla mano è riuscito a disarmarlo e a tenerlo lì finché non sono intervenuti i carabinieri.

A quel punto – erano quasi le 18.43 di due giorni fa – meno di otto minuti erano passati da quando Tombolini, arrivato sul posto in bicicletta, aveva fatto ingresso nell’ipermercato alle 18.35 sotto gli occhi delle telecamere, girovagando per i primi quattro o cinque minuti tra le diverse corsie come se stesse cercando qualcosa che non trovava. Fino a quando aveva visto quella confezione di coltelli.

"Poteva anche andare peggio" dirà ieri pomeriggio in conferenza stampa il procuratore capo Marcello Viola lodando il senso civico di clienti e dipendenti intervenuti per arginare la violenza di Tombolini. "È stato un gesto gravissimo che ha procurato nei cittadini un forte allarme sociale – aggiunge Viola –, però possiamo escludere che si sia trattato di un gesto terroristico".

Il profilo dell’aggressore, riassumono gli inquirenti che stanno scavando anche nel suo passato, è quello di uomo solitario ma non abbandonato, visto che abitava con i genitori e la sorella in un contesto tutt’altro che degradato. Certo era una persona depressa, finita al Pronto soccorso una decina di giorni fa per un episodio autolesionistico (si era ferito con pugni e testate) ma "non c’erano state avvisaglie o precedenti episodi di violenza nei confronti di altri, familiari compresi. "Al massimo ogni tanto rompeva qualche oggetto in casa" ha ricordato il procuratore aggiunto Laura Pedio. "E su richiesta della famiglia – ha detto – era stata fissata per lui una visita psichiatrica ai primi di novembre". È escluso, spiegano gli investigatori, che assumesse sostanze alcoliche "e non ci sono prove che fosse sotto l’effetto di psicofarmaci. Prendeva solo gli ansiolitici prescritti dal medico".

Per Tombolini il pm Paolo Storari, che coordina l’indagine, ha chiesto ieri la convalida dell’arresto e la misura cautelare del ricovero in una struttura psichiatrica. Il gip Patrizia Nobile già nel pomeriggio ha interrogato in ospedale l’uomo accusato di omicidio e di due tentati omicidi e depositerà nelle prossime ore la sua decisione che appare scontata. Al ’San Paolo’, dov’è attualmente piantonato, i medici hanno già iniziato una serie di accertamenti per definire con più precisione le terapie più adeguate per lui.