Giovedì 18 Aprile 2024

Lasciò morire sua figlia I legali della mamma: "Ha la capacità mentale di una bimba di 7 anni"

La piccola, un anno e mezzo, fu abbandonata in casa per una settimana. Chiesta la perizia psichiatrica: la 36enne è incapace di intendere e volere.

di Anna Giorgi

Una bambina (la piccola Diana morta di stenti a 18 mesi) lasciata nelle mani di un’altra bambina (la sua mamma, Alessia Pifferi). In cella la 36enne è stata sottoposta a un test sul quoziente intellettivo che è risultato pari a 40, cioè a 1 percentile. Alessia Pifferi ha la maturità psichiatrica e comportamentale di una bambina di 6, 7 anni: in sintesi questa è l’origine della tragedia, nelle parole di Alessia Pontenani, avvocato difensore della Pifferi che in Corte d’Assise ha chiesto una perizia psichiatrica per la sua assistita. Una consulenza di parte finalizzata ad accertare l’incapacità di intendere e volere della 36enne al momento dell’abbandono della bimba in casa, sola, per una settimana e una conseguente valutazione sull’imputabilità dell’imputata.

La pm Rosaria Stagnaro si è opposta all’istanza della difesa ritenendo che la Pifferi fosse lucida allora, come oggi (ieri) in aula, in cui si è presentata tenendo al collo un vistoso rosario. A supporto della manifesta capacità dell’imputata la procura ha portato le chat che la donna scambiava durante la settimana in cui la piccola Diana era in casa sola e stava morendo di fame e di sete, in un monolocale surriscaldato dai 40 gradi di un luglio torrido. Messaggi in cui la mamma vagheggiava, fra l’altro, di viaggi a Monte Carlo e Nizza in limousine con diversi uomini, senza preoccuparsi della sua bimba.

E anche dopo, in carcere, non ha mai mostrato alcun pentimento ma, stando alla procura, ha socializzato allegramente con le altre detenute, bisticciando per cose frivole. La pm Stagnaro ha chiesto anche la estromissione dal fascicolo processuale di tutti i documenti redatti dalle psicologhe del carcere di San Vittore perché non disposti nell’ambito di una formale perizia. La Corte presieduta da Ilio Pacini Mannucci però, ha rigettato la richiesta, a cui si era associata la parte civile, ritenendo che le relazioni delle psicologhe del carcere che attestano un grave ritardo mentale, siano utilizzabili in fase di istruttoria ai fini della valutazione finale della capacità dell’imputata.

E su quest’ultimo aspetto in aula si è espressa lungamente la difesa della Pifferi. "Chi lascierebbe mai un neonato nelle mani di un bambino di sei anni? Questo è stato fatto con Diana – ha detto l’avvocato Pontenani – tutti hanno finto o non hanno capito che la Pifferi non era in grado di gestire un bambino per via di un grave ritardo mentale certificato fin da quando era alle scuole elementari. Un percorso scolastico con tanti inciampi che si è femato molto presto, quando la famiglia ha deciso di non farle proseguire gli studi. Le psicologhe parlano di una totale incapacità di mettere in relazione i fatti con le possibili conseguenze. Alessia - ha detto ancora l’avvocato in aula - è stata lasciata sola da tutti. Dalla famiglia, dai vicini, dai servizi sociali. Una tragedia nella tragedia". E ancora: "La madre e la sorella non potevano non sapere, dovrebbero ora rispondere anche loro di abbandono di minore".