Mercoledì 24 Aprile 2024

L’arma del grano Africa nel mirino della Russia

Marta

Ottaviani

Il presidente russo, Vladimir Putin, è pronto a fare con l’accordo sul grano quello che ha cercato di fare prima con l’energia, ossia operare una pressione sulla comunità internazionale perché cessi la fornitura di armi all’Ucraina e permetta alla Russia di riconquistare almeno una parte del prestigio internazionale, militare e diplomatico, che ha perso in questi otto mesi di operazione militare speciale. Ma non è tutto. Il numero uno del Cremlino sa perfettamente che con l’arma del grano si può ricattare il mondo di oggi e porre le premesse per influenzare quello di domani. Da quando il grano ucraino è stato bloccato nei depositi dai russi, che se ne sono appropriati durante la conquista di alcuni territori nelle prime fasi della guerra, la narrazione che Mosca ha diffuso nel mondo è stato il consueto ribaltamento della realtà per il quale grano e cereali non transitavano per colpa dell’Ucraina e dell’Occidente, che ne ostacolavano il commercio e, nel secondo caso, lavoravano perché ai Paesi più poveri, soprattutto quelli africani, arrivasse una minima parte dei carichi che partivano dai porti sul Mar Nero. Ha continuato a diffondere lo stesso messaggio anche dopo la firma dell’accordo con l’Ucraina, mediato dalla Turchia e dall’Onu, lo scorso luglio. Adesso che l’intesa rischia di saltare, la propaganda russa anti-occidentale è ripresa più violenta che mai. E c’è un motivo ben preciso se questo succede. L’Africa è il continente del futuro, dove Russia, Cina e la stessa Turchia, hanno investito in presenza diplomatica, industriale, commerciale e militare da almeno due decenni a questa parte. Un vantaggio nel nuovo mondo multipolare che vede Mosca, Ankara e Pechino contrapposte all’Occidente. L’obiettivo è aumentare il vantaggio su un territorio chiave nei confronti di quello che, per motivi diversi, è un nemico comune.