Mercoledì 24 Aprile 2024

L’appello: il riuso è un diritto "Incentivi come in Austria"

Vallauri (Restart Project): Vienna dà un voucher, fondi ad hoc anche in Francia "La riparazione deve essere libera. Forse però bisognerà aspettare il 2025"

"Europe, let’s reuse, refurbish, repair": Europa, permettici di riutilizzare, rigenerare, riparare. È lo slogan di Right to Repair, rete europea che rivendica il diritto alla riparazione dei prodotti elettronici. Ugo Vallauri, italiano di Londra e animatore di The Restart Project, è fra i portavoce della rete, che teorizza ma anche pratica – in laboratori di comunità – la libera riparazione.

Vallauri, che cosa sta maturando in Europa?

"Si sta discutendo un nuovo regolamento sull’Ecodesign dedicato a smartphone e tablet. Le bozze sono in parte positive: ad esempio si inizia a parlare per la prima volta di durabilità dei supporti software, elemento che mancava nel regolamento del 2019 sugli elettrodomestici. Il problema è che la qualità della legislazione dipende da alcuni apparenti dettagli. Ad esempio non sappiamo quanti dei pezzi di ricambio saranno per legge disponibili per tutti, cittadini riparatori e professionisti. E ancora: non conosciamo niente sui prezzi ed è il problema principale, se vogliamo arrivare al diritto effettivo di riparazione".

Quali sono le vostre richieste?

"Come campagna europea per il diritto alla riparazione, con circa 100 organizzazioni di oltre 20 Paesi, stiamo spingendo affinché siano prese decisioni ambiziose, che prima di tutto rendano disponibili i pezzi di ricambio a tutti, non solo ai professionisti. Chiediamo che gli aggiornamenti di software e sicurezza siano garantiti per un numero alto di anni, anche 10-20. Sembra tanto, ma solo perché ci siamo abituati al fatto che dopo 2 anni è normale cambiare smartphone, ma non è detto che debba essere così. Non ci sono vere ragioni tecnologiche per vite così brevi dei prodotti. Insomma, vogliamo cambiamenti profondi".

Quando potrebbe arrivare la nuova normativa?

"In teoria entro il 2022, ma ho qualche dubbio che i tempi siano rispettati. In ogni caso non entrerebbe in vigore prima di un paio d’anni dall’approvazione, per cui non mi aspetto d’avere smartphone e tablet riparabili prima del 2024, se non 2025".

Che bilancio fate del regolamento sugli elettrodomestici?

"È difficile dare un giudizio, per il semplice motivo che si applica solo ai nuovi prodotti, entrati in commercio da poco, e permette alle case produttrici per i primi due anni di limitare l’accesso ai ricambi solo alla propria rete di riparatori; gli effetti saranno dunque a lungo termine. Il difetto più grosso è che non c’è alcun criterio di prezzo per i pezzi di ricambio, e questo può creare situazioni di riparabilità solo teorica. È un difetto di tutte le normative Ecodesign europee ma che può avere dei correttivi".

Per esempio?

"È interessante quanto accade in Austria, che ha introdotto un sistema di voucher, per cui è possibile ottenere un incentivo alla riparazione di metà della spesa, fino a un massimo di 200 euro. La Francia sta seguendo un strada simile: un fondo per la riparazione, almeno in parte finanziato coi contributi per lo smaltimento dei Raee che le case produttrici devono versare".

Come vanno le riparazioni di comunità?

"Stanno riprendendo dopo il blocco per la pandemia. A Londra abbiamo lanciato la prima fixing factory in un centro per la raccolta differenziata: l’idea è ragionare sui prodotti da smaltire, cercando di recuperarli. Stiamo aprendo uno spazio in centro a Londra: sarà una vetrina per le riparazioni di comunità e speriamo che possa fare scuola in giro per l’Europa".

Lorenzo Guadagnucci