Martedì 23 Aprile 2024

"Lapidate le adultere, bruciate i gay" Le regole spietate della Sharia

La legge osservata dai talebani riprende i passi del Corano. Le donne non possono guidare né uscire da sole

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di Lorenzo Bianchi

Sharia (più correttamente shari’ah) è una parola araba che può essere tradotta in due modi: "strada battuta" o "sentiero che porta all’acqua". Col tempo, ha acquisito il significato di "legge islamica", un sistema di norme che si basa su 190 "sure", ossia capitoli, del Corano (su un totale di 6.236) e sui detti, gli "hadith", aneddoti su quello che Maometto faceva o diceva quando era interrogato su un quesito di fede, di opere o di liturgia. Il Corano e gli hadith costituiscono un unico corpo di regole, la "sunna".

Per i musulmani, il Corano fu rivelato a Maometto per il tramite di un angelo a partire dal 22 dicembre dell’anno 609. A sua volta, il Profeta lo avrebbe recitato a testimoni (che lo impararono a memoria) e a vari compilatori, i "kuttab". Questi ultimi lo avrebbero trascritto su foglie di palma o su scapole di grandi animali. Il primo a ordinare la raccolta dei materiali in quattro copie manoscritte complete fu Othmàn bin Affàn, il terzo califfo assassinato nel 656.

Da questo complesso di disposizioni, emerge un ruolo della donna sostanzialmente limitato alla cura della casa e dei figli. Una delle prime norme del Corano, la sura numero 4, versetto 11, stabilisce che dell’eredità vada "al maschio la parte uguale a quella di due femmine". Il versetto 15 recita testualmente: "Se le vostre donne avranno commesso azioni infami, portate contro di loro quattro testimoni. E se essi confermeranno, confinatele in una casa finché non sopraggiunga la morte o Allah apra loro una via d’uscita".

Il lavoro femminile all’esterno della casa della famiglia semplicemente non è previsto.

Il velo che deve coprire la testa della donna è indicato nel versetto 31 della sura 24, intitolata "La Luce": "Devi dire alle credenti che abbassino gli sguardi, di essere caste e di non mostrare i loro ornamenti, se non quello che appare". Ne sono discese interpretazioni pratiche molto diverse, dallo "hijab", il velo che non copre il viso, al "burka" afgano, al "niqab" saudita, un mantello nero che lascia scoperti solo gli occhi. Nel Regno dei Saud (da cui ’saudita’), maschi e femmine occupano locali separati nei ristoranti e nelle scuole. Le donne non possono guidare e sono autorizzate a uscire di casa solo se accompagnate da un familiare dell’altro sesso.

Dalla sura 4, versetto 34, si ricava che il marito può picchiare la moglie: "Ammonite quelle di cui temete l’insubordinazione, lasciatele sole nei loro letti, battetele". All’uomo è consentita la poligamia (sura 4 del Corano, versetto 3): "Se temete di non essere equi con gli orfani, sposate allora le donne che vi piacciono, due o tre o quattro, e se temete di non essere giusti con loro, una sola, o le ancelle in vostro possesso. Questo sarà più atto a non farvi deviare".

I fornicatori non sposati, uomini e donne, per la sura 24, secondo versetto, possono essere puniti con "un centinaio" di frustate. La stessa pena dovrebbe dissuadere i bevitori e i giocatori di azzardo. Due hadith stabiliscono la lapidazione della donna adultera, che viene messa in una fossa e ricoperta di terra fino al petto, e la condanna degli omosessuali a essere bruciati vivi o sepolti sotto un muro.

La Sura 5, versetto 33, chiede che i promotori "di una guerra contro Dio e contro il suo Messaggero" e chi "si sforza di diffondere la corruzione siano puniti con la morte, la crocifissione, l’amputazione di una mano e di un piede alternati". Ai ladri, maschi o femmine, si deve tagliare una mano. Anche l’apostata deve essere ucciso, ma sul punto le sure sono contrastanti.

Non si deve dimenticare comunque che la Sharia fotografava fedelmente la società del 600 dopo Cristo. All’epoca l’unità della "ummah", la comunità dei credenti, aveva un cruciale rilievo religioso, militare e politico. Perciò, i diritti del singolo individuo erano messi al bando: rischiavano infatti di innescare la "fitna", ossia il dissenso e, in casi estremi, la guerra civile. Dal ceppo comune della Sharia sono scaturite ben 8 scuole giuridiche distinte e applicazioni politiche opposte, dalla laica Tunisia alla teocrazia iraniana.