Martedì 16 Aprile 2024

L’apertura di Violante: "Bene il Guardasigilli. Problemi reali. Evitiamo le divisioni"

"I magistrati discutano con freddezza e avanzino proposte. Non si può negare un certo arbitrio nell’esercizio dell’azione penale. Sì alla riforma delle intercettazioni. Le norme ci sono, applichiamole"

Roma, 9 dicembre 2022 - "L’analisi dei problemi fatta dal ministro Nordio è corretta ed è stata presentata con chiarezza; alcune delle proposte riprendono temi che sono già operativi con la riforma Cartabia e con la riforma Orlando. Bisogna applicare le norme che già esistono; sulle altre ipotesi bisogna discutere in un’ottica costruttiva, senza steccati pregiudiziali". Così Luciano Violante, ex parlamentare Pci, Pds, Ds e Pd, ex presidente della Camera e dell’Antimafia, ed ex magistrato.

Luciano Violante, classe 1941, ex magistrato e storico esponente della sinistra
Luciano Violante, classe 1941, ex magistrato e storico esponente della sinistra

Il Guardasigilli, ha detto che la sua sarà una riforma garantista e liberale, concorda? "Gli aggettivi di solito sono trappole. Il ministro ha indicato problemi che è difficile disconoscere: un certo arbitrio nell’esercizio dell’azione penale, la figura predominante dei pubblici ministeri, la questione dell’abuso d’ufficio, le intercettazioni. Sappiamo tutti che sono problemi veri. Per alcuni, le soluzioni ci sono già; le norme relative vanno applicate. Ad esempio, la riforma Cartabia prevede che dal primo gennaio 2023 sia il Parlamento a indicare le priorità nell’esercizio dell’azione penale. In questa direzione è opportuno andare. Per il resto, l’unica riforma proposta dal Guardasigilli che io ritengo sia inutile se non dannosa è quella della separazione delle carriere dei magistrati".

Come mai la definisce “inutile se non dannosa“? "Già oggi è possibile un solo passaggio da pm a giudice. Le due professioni sono molto diversificate, la ricerca della prova è tipica del pm, la valutazione della prova è tipica del giudice. In tutti gli altri Paesi europei il passaggio da una funzione all’altra è considerato un fatto positivo, non negativo: è visto come un arricchimento della professionalità. E questo è comprensibile perché se io ho fatto il pubblico ministero e ora faccio il giudice capisco meglio il processo di raccolta della prova e se io faccio il pm dopo aver fatto il giudice capisco meglio come verrà valutata la prova che sto raccogliendo e quindi decido se presentarla o meno. Su questo credo che sarebbe opportuna una riflessione. Inoltre un corpo di pm separato dai giudici o è una superpolizia indipendente e quindi pericolosa o è controllata dal governo, ma non credo sia questo l’obbiettivo del ministro".

Concorda sulla stretta per le intercettazioni? "Una riforma era opportuna. Molte norme penali elastiche e incerte funzionano come deleghe a conoscere, tramite le intercettazioni, la vita di una persona e le sue relazioni, specie se si tratta di persone note. Questo non può essere accettabile in democrazia. E quindi una riforma che ridefinisca l’uso delle intercettazioni nei casi in cui è realmente importante, credo sia una cosa giusta. Naturalmente non si toccano criminalità organizzate e terrorismo".

Che ne pensa dello spostamento dal Csm a una Alta colte del meccanismo disciplinare nei magistrati? "Una Alta Corte a mio avviso sarebbe opportuna per il ricorso, e non per il primo grado e per tutte le magistrature, non solo per quella ordinaria. Tenga presente che la sezione disciplinare del Csm è oggi abbastanza severa: non è una giustizia della corporazione".

È favorevole a demandare alla Corte d’Appello o non più al Gip la decisione di misure restrittive della libertà personale? "Ho qualche dubbio. Pensi a una regione che ha molti tribunali, come la Sicilia o il Piemonte. Ogni giorno ci saranno da valutare due o tre richieste che dovrebbero partire, poniamo da Cuneo o Asti per Torino. La corte d’appello di Torino dovrebbe leggersi tutti gli atti e decidere in poco tempo. Ora io non so se questo è praticamente possibile. Capisco l’esigenza di valutare bene le misure restrittive ma mi pare che spostare l’onere sulle Corti d’Appello porterebbe un aggravio rilevante con scarsi risultati pratici".

La magistratura associata è sul piede di guerra per le riforme Nordio. Vede le misure proposte da Nordio come punitive... "Non apprezzo l’atteggiamento di un parte della magistratura: cade nella trappola dello scontro frontale; invece per contare bisogna discutere con freddezza e competenza. La magistratura dovrebbe avanzare proprie proposte per rimediare ai difetti. Ho letto che Nello Rossi, magistrato molto serio, oggi in pensione, dice la stessa cosa: la magistratura non deve cadere nella trappola del conflitto perché così non è più credibile".

Riuscirà la maggioranza a stringersi sulla linea Nordio? Meloni ha detto che è garantista nel processo e giustizialista nell’esecuzione. Il che non pare esattamente la linea Nordio... "Penso che Giorgia Meloni volesse dire che la condanna va scontata. Ora, io il carcere lo conosco prima da volontario e poi da magistrato. La detenzione non è mai positiva, anche se è un male necessario. Penso che ci sia da riflettere sul sistema delle pene e la riforma Cartabia anche qui propone soluzioni positive. Credo che la maggioranza terrà e spero discuta senza chiusure pregiudiziali sull’intero pacchetto di riforme proposte da Nordio; spero che lo faccia anche l’opposizione senza frapporre steccati. La lotta politica è sacrosanta, ma quando c’è da costruire, se vogliamo un sistema giudiziario coerente con i valori di uno Stato democratico, allora è bene confrontarsi punto per punto. Le competenze ci sono tanto nella maggioranza quanto nell’opposizione. Una volta che si disinnescano i pregiudizi reciproci il risultato non può che essere migliore. Poi prevarrà una maggioranza, che a volte sul merito può essere mista, ma la discussione è essenziale".