L’analisi sull’agguato "È la prova che Putin sta perdendo Crolla il suo castello ideologico"

Lo storico Graziosi: la tensione interna è altissima, pesano le sanzioni e muoiono 150 soldati al giorno"

di Marcella

Cocchi

Un golpe?

"No, non parlerei di colpo al Cremlino, ma una cosa è certa".

Magari, ci dia una certezza.

"L’attentato di Mosca mostra che sta crollando il castello ideologico creato da Putin".

Incredibile, quasi una buona notizia. Questo naturalmente non arriva a dirlo Andrea Graziosi, storico della Russia e dell’Ucraina, ma il professore contestualizza l’attentato in cui è morta la figlia dell’ideologo di Putin, Alexander Dugin, e spiega come la notizia si leghi alla tenuta dello zar.

Professor Graziosi, cosa legge dietro l’attentato?

"L’evidenza che ogni giorno di più Putin stia perdendo quella che lui definisce “operazione militare speciale in Ucraina“ e che la tensione interna in Russia è ormai a livelli altissimi".

Perché dice che Putin ha perso la guerra?

"Attenzione, non la guerra. Ma, appunto, forse per lui è anche peggio. Stanno venendo meno le teorie che giustificavano l’operazione speciale. Che gli ucraini vogliano essere russi non lo può più sostenere nessuno. E il malcontento cresce. Forse anche contro il consigliere Dugin, che ha contribuito a motivare queste idee fallimentari".

Cosa è diventato palese?

"È vero che il Cremlino non ha mai mobilitato i giovani al fronte dando inizio a una guerra nel senso militare tradizionale, ma è altrettanto vero che sul campo la sua “operazione speciale“ è fallita. Dopo solo 20 giorni i russi si sono ritirati da Kiev, Putin ha dovuto ripiegare sull’idea di conquistare solo i territori della “Nuova Russia“ teorizzata anche da Dugin, mentre l’intenzione iniziale era il controllo di quasi tutta l’Ucraina. Oggi muoiono 150-200 soldati al giorno (tra russi e ucraini), sul Mar Nero e in Donbass i russi hanno patito sconfitte, il fronte è immobile".

E le sanzioni stanno avendo effetto? L’autarchia non c’è?

"L’impatto è enorme. La propaganda mostra che nei supermercati si trova cibo, ma Mosca non sa produrre un air bag o elettronica sofisticata, come prova anche il peggioramento della qualità dei carri armati con la “Z“. Mentre l’Unione sovietica aveva un’industria scadente ma possente e poteva reggersi da sè, la Russia oggi si fonda essenzialmente sulle esportazioni di energia e materie prime: ha quindi i soldi, ma se nessuno le vende i software?".

Tornando alla cronaca, lei crede che tutto questo c’entri con l’attentato?

"Non posso sapere chi ha colpito, ma credo che bisognerebbe considerare la consapevolezza del fallimento di cui si diceva da parte del sistema e dell’élite create in dodici anni dallo stesso Putin, anche grazie ai soldi derivanti dal petrolio e dal gas. E forse la dittuatura russa, come il suo esercito che si è provato inferiore alle aspettative, non è ora poi tanto capace".

Esiste in Russia anche una lotta tra fazioni estreme?

"Non si può escludere che l’ordigno sia stato piazzato da una scheggia impazzita, oppure da uno dei tanti gruppuscoli estremisti e violenti che compongono la galassia di estrema destra. Forse da una fazione in lotta proprio con Dugin".

Il filosofo che considera l’Occidente come l’Anticristo.

"Dugin non ha mai aderito a un vero gruppo. Dopo l’esperienza fallimentare del partito nazional-bolscevico creato assieme a quel personaggio semi-letterario che è Eduard Limonov, lui ha capito che era più redditizio diventare “consigliere“ di un principe (e, alla fine, di Putin, ndr.). Ma la sua teoria dell’Eurasia e del legame vincente con la Cina è semplicemente falsa".

E cosa ne è dei leggendari servizi segreti russi?

"Altro mito da sfatare. Basti considerare come gli agenti abbiano prima sottovalutato l’accoglienza degli ucraini all’invasione, poi forse mentito a Putin".

Quali scenari si aprono ora?

"Putin non è messo bene. O passa alla mobilitazione totale, alla guerra vera – e, certo, con l’arrivo al fronte di milioni di russi le cose cambierebbero, ma i giovani russi non gradirebbero – oppure è destinato a indebolirsi. Tant’è che, come ha fatto anche nell’ultimo discorso, punta più sull’attacco all’Occidente che non sulle ambizioni della sua Russia, che ha portato in un vicolo cieco".