Lampedusa, 2mila migranti stipati come bestie

Rifiuti ovunque, giacigli improvvisati, servizi igienici intasati nell'hotspot. L’indignazione dell’ex sindaca: "Potrebbe essere Libia. invece è Italia"

Profughi su giacigli improvvisati

Profughi su giacigli improvvisati

Lampedusa (Agrigento) - Nei sabati di luglio la vita dei turisti a Lampedusa è una fotocopia. Li trovi a decine a Cala Pisana a guardare l’alba prima che le nuvole d’afa, sospinte dallo scirocco, sporchino il cielo. Poi dopo aver tracannato un paio di caffè al Bar Roma, con un boccone di un iris al pistacchio, via di corsa fino alla spiaggia dei Conigli. Ma oggi si capisce che c’è qualcosa di diverso nell’aria. E non è solo perché ieri era caduta nel silenzio la ricorrenza della visita di papa Francesco sull’isola, il primo viaggio del pontefice argentino nel 2013.

Nessuno se ne ricorda più, la scritta giù al molo Favarolo per accogliere la sua straordinaria presenza, è sbiadita: "Non ho mai compreso come si possa essere sazio di restare umani", si legge appena, citando una famosa scrittrice. No, è che Lampedusa, l’isola dell’accoglienza, la frontiera tra i continenti, torna di colpo a essere una prigione per i disperati estratti vivi dal buco nero del mar Mediterraneo. "Sbarchi senza sosta, ieri ne ho contati 18. E questo colosso dell’accoglienza che gestisce l’hotspot, accoglie e accoglie e ci fa diventare sempre più Africa", dice Celeste Fisogni. "Lo stiamo vedendo. Le condizioni del mare sono buone e sono tanti a partire sia dalla Tunisia che dalla Libia", spiega Marta Barabino, operatrice di Mediterranean Hope, programma per migranti e rifugiati della Federazione delle Chiese evangeliche. Ma il portavoce dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) Flavio Di Giacomo corregge il tiro: "L’allarme riguarda il sovraffollamento del centro, non gli sbarchi".

Basta avvicinarsi alla struttura di Contrada Imbriacola ed è choc, siamo già oltre il collasso della convivenza civile e sanitaria. Quello che era nato per accogliere 350 immigrati ora ne stipa 1.800, taluni dicono 2.000.Il fetore ti ghermisce a più di centro metri, i servizi igienici sono intasati, nessuno raccoglie l’immondizia, i disperati sono riversi su giacigli improvvisati. Ieri è iniziato il trasferimento dei migranti. Le operazioni di trasferimento continueranno anche domani, rende noto dal Viminale. Ma quanto durerà?

I presenti sono in gran parte bengalesi, libici ed egiziani. "Anche donne (4 sono incinte), bambini, malati e bisognosi di cure dormono per terra, dove pure mangiano, tra i rifiuti. I posti letto sono meno di 200. Potrebbero essere foto della #Libia. Ma no, è #Italia", scrive in un tweet indignato l’ex sindaca Giusi Nicolini. "Il sistema di accoglienza sull’isola si è fermato. E nessuno alza più la voce e richiede misure per il rispetto dei diritti umani e per tutelare la comunità locale", aggiunge Totò Martello, altro ex sindaco.

Si cammina sui residui di cibo, plastica arroventata al sole, cestini colmi accanto ai materassi lasciati a terra tenendo la mascherina ben piantata sul muso. Arrivano gli uomini dell’amministrazione comunale. "Viviamo di turismo, la situazione è insostenibile", dice il vicesindaco, nonché assessore al Territorio e Ambiente, Attilio Lucia (Lega) che si mette in contatto con Matteo Salvini: "Presto sarò sull’isola", promette il leader del Carroccio. Le prime misure arrivano a fine mattinata: sulla nave San Marco vanno via in 600, oggi il bis, 26 tunisini riportati a casa con un volo charter.

Dalla Tabaccara, altra faccia dell’isola, quella che vive di turismo, il via vai di navi, pilotine ed elicotteri increspa la piscina naturale sollevando piccole onde. Un anziano mastica il suo sapere ai bagnanti prima di portali sulle "barche volanti": "Tranquilli, Lampedusa continuerà ad essere il centro di tutti i flussi migratori. Dopo il caos e lo svuotamento, a Contrada Imbriacola torneranno gli affari".