L’ambasciatore: tregua lontana "Un golpe a Mosca? Molto difficile"

Aragona, ex diplomatico in Russia: Putin in difficoltà, ma è presto per dire se gli basterà il Donbass

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di Alessandro

Farruggia

La strada che porterà alla fine delle ostilità e alla pace in Ucraina è una strada ancora lunga e tortuosa. Non è ottimista Giancarlo Aragona, ex ambasciatore d’Italia a Mosca e Londra ed ex presidente dell’Ispi. Almeno a breve termine, forse per settimane, la guerra continuerà.

Ambasciatore Aragona, a suo avviso esistono le condizioni per una trattativa reale tra russi e ucraini? I tempi sono maturi?

"Parlare di negoziato mentre una delle parti subisce una brutale aggressione, è problematico. Non siamo vicini a condizioni tali da poter avviare una trattativa risolutiva. Questa non potrà decollare davvero senza la cessazione dell’aggressione russa e prima che si delinei una prospettiva di intesa che Kiev possa contemplare. Tutto dipenderà dall’andamento delle operazioni sul terreno e dagli effetti delle sanzioni e delle altre misure che Mosca sta subendo".

Quindi prima serve una tregua. Ma a che livello e in che formato dovrà svolgersi la trattativa? Bilaterale o con ’facilitatori’?

"Le trattative non possono che essere bilaterali, ma questo certo non impedisce il coinvolgimento di possibili facilitatori. Il livello del negoziato è destinato a salire quando, e se, si profilasse la possibilità di un accordo".

Lo stato maggiore russo ha detto che intende concentrarsi sul Donbass. Questo vuol dire che i russi potrebbero ’accontentarsi’ di Crimea e Donbass e della rinuncia dell’Ucraina alla Nato?

"Le operazioni militari russe non stanno procedendo come i russi si attendevano. La resistenza ucraina è formidabile ed emergono criticità inattese tra le forze armate di Mosca. Questi fattori, insieme ad altri che attengono al contesto internazionale che l’aggressione sta determinando, influenzano gli obiettivi del Cremlino. È possibile che Mosca alla fine si posizioni su una piattaforma di accordo che contempli la rinuncia di Kiev ad aderire alla Nato e di risultati nel Donbass e sulla Crimea. Ma è una pura speculazione".

Qual è a suo avviso la linea rossa di Kiev? Al di sotto di cosa la pace, che per forza di cose prevederà concessioni, si trasforma in una sconfitta?

"Il presidente Zelensky ha ribadito che si batterà per salvaguardare la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina. La tutela della sovranità, affievolita da una qualche forma di rinuncia alla Nato è un obiettivo realistico, e quando parlo di sovranità intendo anche la libera scelta dei propri leaders. Questa, ritengo, sia una linea rossa per Kiev. Compromessi potrebbero invece rivelarsi necessari sulla integrità territoriale, probabilmente nel Donbass, sulla cui natura ed ampiezza è impossibile fare adesso previsioni. In questo quadro già così complesso, bisognerà vedere anche come sistemare formalmente il problema della Crimea".

Comunque vada è prevedibile che Putin parlerà di successo. Crede che riuscirà a rimanere al potere? Come valuta le voci di golpe contro di lui?

"La storia insegna che talvolta è saggio consentire all’aggressore di salvare la faccia. La figura di Putin, con la guerra mossa all’Ucraina, ha subito una ferita indelebile. Non nascondiamoci però che nella Russia profonda, grazie anche alla dura censura sugli organi di informazione ed alla azione di propaganda governativa, persistono ampie aree di consenso per il leader, consenso animato dal tradizionale patriottismo della popolazione e dal suo spirito di sacrificio. Quindi, non azzardiamoci a prevedere ipotesi di golpe".