Martedì 23 Aprile 2024

L’ambasciatore ha l’Italia nel cuore "Pozzuoli, Roma, la pizza: vi adoro"

Edward Llewellyn, nuovo rappresentate del Regno Unito, ha subito visitato i luoghi dove ha vissuto da bambino

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di Davide Nitrosi

Venti regioni in 100 giorni, l’ultima sarà la Basilicata la settimana prossima, giovedì scorso la visita a Bologna e poi la Liguria. Lord Edward Llewellyn, 56 anni, nuovo ambasciatore del Regno Unito a Roma, ha voluto vedere da vicino tutta la Penisola appena arrivato, ma la prima tappa del suo viaggio in Italia è stato un luogo del cuore.

Subito a Napoli, come mai ambasciatore?

"È stata la prima visita che ho fatto fuori Roma, dopo aver presentato le credenziali. Quando ero bambino, tra gli 8 e gli 11 anni, mio padre era ufficiale della Royal Navy presso la base Nato di Pozzuoli. Io studiavo in Gran Bretagna ma tutte le vacanze, le trascorrevo nella nostra casa vicino a Napoli".

Ricordi indelebili dell’infanzia italiana?

"Ricordi bellissimi. La vista dalla casa dove abitavamo spaziava su Ischia e il mare. E poi le pizze di Pozzuoli con il forno a legna, ricordo persino il loro profumo. E i viaggi in barca a Palinuro, il sabato e la domenica a Ravello e sulla costiera amalfitana...".

Com’è stato tornare in quel luogo dell’infanzia italiana?

"La cosa più emozionante è che abbiamo ritrovato la casa in cui avevo vissuto. Il nostro console onorario di Napoli Pierfrancesco Valentini è riuscito a contattare la famiglia che ora abita lì, la signora Lia Coppola. All’inizio, mi ha detto il console, lei ha pensato che fosse uno scherzo, poi il console è riuscito a convincerla e così sono ritornato nella casa per la prima volta dopo la mia infanzia, un momento emozionate. Mi sono affacciato dal balcone, con la vista sul mare. La casa non è cambiata quasi per niente. Con la signora Coppola abbiamo preso il caffè e il tè nel giardino. E la settimana scorsa la famiglia Coppola era nostra ospite a Roma in occasione dei festeggiamenti per il giubileo della regina".

Dimostrazione della simpatia che unisce britannici e italiani...

"Italiani e britannici si piacciono a vicenda. Siamo popoli diversi ma i britannici amano l’Italia non solo per la temperatura e il sole, ma anche per il cibo, per l’arte, la cultura. I miei connazionali adorano vivere qui, e credo che sia lo stesso per gli italiani".

Londra è la terza città italiana con mezzo milione di italiani...

"Settecentomila italiani vivono nel Regno Unito, non lo sapevo prima di essere ambasciatore in Italia. Gli italiani sono oltre il doppio dei francesi. Ogni giorno quando parlo con i nostri amici italiani incontro più di una persona che mi dice di avere un figlio o un famigliare che vive nel Regno Unito. Questa è una fonte di amicizia molto forte. E abbiamo anche tanti britannici qui. In Toscana soprattutto".

Anche negli studi ha incontrato la cultura italiana?

"Ho studiato francese e tedesco, è stata la mia esperienza personale – gli anni a Napoli da bambino – che ha costruito un legame con l’Italia che non mi ha mai lasciato. Pensi che ho persino chiesto a mia moglie Anne di sposarmi a Roma. Diciassette anni fa eravamo sul ponte Sisto, vicino a Trastevere. Poi siamo andati a cena in piazza Farnese, di fronte all’ambasciata di Francia. Anne è di Parigi, appena arrivato a Roma quest’anno ho portato i miei tre figli Eloise, di 11 anni, Arthur di 9 ed Eleonore di 6, sullo stesso ponte. La storia si intreccia sempre".

Dove vi siete conosciuti?

"A Sarajevo, io ero diplomatico e mia moglie avvocato internazionale. Anche lì ero vicino agli italiani. I carabinieri garantivano la sicurezza della città e ricordo i loro camion davanti alla mia casa. Ho lavorato quasi ovunque nel mondo con gli italiani. Anche a Hong Kong quando ero consigliere politico dell’ultimo governatore, Patten, ricordo i colleghi italiani".

Come vorrebbe migliorare i rapporti tra i nostri Paesi?

"Cercherò di rafforzare i nostri legami. Io sono il primo ambasciatore dopo la nostra uscita dall’Unione europea, ma, come ho detto a Parigi, il Regno Unito resta un Paese europeo. E oggi si vede con la crisi in Ucraina, lavoriamo insieme per contrastare l’invasione russa. Spero soprattutto che dopo col mio incarico i legami tra i giovani italiani e britannici siamo ancora più forti".

In che modo vorrebbe rafforzarli?

"In Francia avevo creato un programma di scambio con il British Council, tra young leaders. Ogni anno più o meno 30 young leaders, sotto i 40 anni, trascorrevano un paio di settimane nell’altro Paese incontrando ministri, aziende, istituzioni. Un gruppo composito: dalla pianista di fama internazionale, ai ricercatori di medicina, dagli ufficiali militari ai deputati. Così si è creata una rete che oggi consiste di 200-300 persone, leader nei loro paesi. Sarebbe una buona idea fare qualcosa di simile tra Italia e Regno Unito".

La diplomazia delle relazioni umane.

"Sono convinto che le relazioni umane siano importantissime. I miei viaggi nelle regioni italiane sono utili per cominciare a conoscere questo Paese. Incontro sindaci, prefetti, giornalisti, studenti, docenti e i britannici che vivono qui. Venti regioni in 100 giorni. Per incontrare tutta l’Italia".