Mercoledì 24 Aprile 2024

L’alluvione e gli angeli del fango: badili, stivali e sorrisi. La casa della prof ripulita dagli alunni

Forlì, i ragazzini delle medie: "Divano e playstation? Meglio dare una mano". In Romagna migliaia di volontari, gara di solidarietà nei paesi colpiti

"L’inferno dei viventi. Due modi ci sono per non soffrirne. Accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. O riconoscere che cosa, in mezzo all’inferno, inferno non è". Italo Calvino scriveva così 51 anni fa in Le città invisibili e Chiara Boschi lo conosce bene Calvino. Lei infatti è un’insegnante di Lettere di 43 anni, abita a Forlì, abitava in uno dei quartieri alluvionati, San Benedetto. Piange, di dolore ma anche di gioia, quando vede arrivare davanti alla sua casa inghiottita dal fango (l’inferno vero) un gruppo di ragazzi, i suoi ragazzi (ciò che inferno non è).

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Mattia, Tommaso, Giulio, Letizia, Samuele, Antonio, Chiara, Clem: hanno fra i 12 e i 14 anni. Chiara Boschi è la loro prof alla scuola media La Nave. Quando per l’alluvione di Firenze del 1966 fu coniato il termine Angeli del fango, neppure i genitori di questi ragazzini erano forse nati. Carriole, stivali di gomma fino al ginocchio (ormai introvabili in Romagna), guanti, pale e secchi: qualcosa scovato in cantina, altro acquistato per l’occasione. I nuovi, giovanissimi, piccoli-grandi angeli del fango di Romagna hanno deciso di aiutare la loro Forlì, i loro amici, anche la loro prof, sì. Da due giorni, con i genitori.

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Gli studenti di Forli che hanno ripulito la casa della prof
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"Non me la sentivo di rimanere in divano a chattare, giocare con la playstation o anche studiare – racconta Mattia Cavazzi –. Da un lato mi sento un po’ impotente perché mi sembra di fare poco, dall’altro so anche per certo che quel poco che faccio non è tempo sprecato. Mi fa sentire uomo". Parole dette da un ragazzino di 13 anni: viene la pelle d’oca. E sua madre, Monica, aggiunge: "L’altra sera Mattia è tornato a casa stanco morto, pieno di fango da capo a piedi: nei suoi occhi splendeva però una luce mai vista prima".

La prof, Chiara Boschi, dice: "Sono venuti anche miei vecchi allievi ad aiutarci. Io, che non so da che parte cominciare a risistemare casa e vita, ritrovo un po’ di forza e coraggio grazie a loro. L’altra sera sono dovuta fuggire con mio marito, i nostri due figli e il cane quando ci hanno avvisato che la piena era a due passi da casa. Abbiamo trovato riparo dai miei genitori, da noi è tutto distrutto".

Tommaso Zanzani, anche lui 13 anni, racconta: "La prof ci ha abbracciati, ci ha offerto piadina e crescioni, poi abbiamo fatto la spola fra casa sua e quella di un nostro amico anche lui alluvionato. Ore e ore a spalare fango. è bello vedere questa gara ad aiutarsi fra amici". Il gruppo, con l’insegnante, si mette in posa per la foto, prima di ricominciare a sfangare. Una storia, emblematica, come ce ne sono mille altre in queste ore, in questi giorni, nella Romagna con l’acqua alla gola. Decine, centinaia, migliaia di angeli del fango che ci provano a dare una mano a decine di migliaia di persone ribaltate dall’alluvione.

Colpisce il sorriso di questa gente, di questi volontari. Come quelli di Cesena, con l’acqua alle ginocchia, che si sono messi a intonare ‘Romagna mia’ per un video virale che sta facendo il giro d’Italia, del mondo. Un urlo miscelato di dolore, gioia, orgoglio, appartenenza, speranza, anche allegria. Viene in mente l’Italia che tre anni fa cantava l’Inno di Mameli dai balconi come sfida al Covid. Ora ci tocca guardare in faccia qualcosa di più grande di noi e sappiamo anche che dopo le canzoni arriverà il momento della rabbia e delle polemiche ma prendiamo intanto tutto il bene che c’è, che ci può essere, da questi abbracci fra uomini.

E comunque, finito di cantare, si torna anche a lavorare, sudare, sbadilare. Enzo Lattuca, sindaco di Cesena, ha ringraziato così i suoi volontari: "Stasera sono sicuro che un pezzo di fango del fiume Savio sarà in ogni casa, portato lì dagli stivali e dalle scarpe delle centinaia di cesenati che hanno lavorato senza sosta nelle aree colpite dall’alluvione Ad ognuno di voi dico grazie. Ci vediamo domani, di nuovo lì".