Giovedì 18 Aprile 2024

L’allerta sarà per sempre "Va cambiato stile di vita"

Il climatologo Gozzini: "Agire a più livelli". I prossimi 5 anni i più caldi di sempre

ROMA

"Dobbiamo capire che il clima è cambiato in maniera sostanziale e cambierà ancora di più. Il Wmo ha appena fatto sapere che i prossimi 5 anni saranno al 98% i più caldi mai registrati, per l’effetto combinato del riscaldamento globale di origine umana e del Nino, il riscaldamento periodico del Pacifico tropicale centrale. È l’ennesima conferma. Per farvi fronte dobbiamo agire a più livelli. Dobbiamo tagliare a livello globale le emissioni di gas serra, fare opere che riducano l’impatto dei cambiamenti climatici e aumentare la nostra consapevolezza nelle emergenze. Una sola azione non basta". Così Bernardo Gozzini, climatologo dell’Ibe-Cnr e direttore del consorzio Lamma, in Toscana.

Come è mutato il clima negli ultimi cinquant’anni?

"Nel bacino del Mediterraneo, che è considerato un punto sensibile, abbiamo avuto un aumento delle temperature di 1.1 gradi e un aumento della temperatura del mare, che lo scorso anno a luglio in alcune zone del Tirreno è stato di 4-5 gradi sopra alle medie, che è tantissimo. Questo impatta sul ciclo idrologico perché una massa d’aria più calda contiene più umidità e più energia, fino a che il sistema non scarica questo surplus di umidità: ed ecco il perchè dell’aumento di frequenza e spesso di intensità degli eventi estremi".

Che significa adattarsi al cambiamentio climatici?

"Che dobbiamo tenere conto di questa variabile. Progettare le opere infrastrutturali in maniera diversa perché i tempi di ritorno degli eventi estremi si sono ridotti e la magnitudo è cambiata. Adeguare l’agricoltura alle mutate condizioni, anche cambiando coltivazioni, o installando sistemi di irrigazione di soccorso anche per coltivazioni che non ne avevano sinora bisogno: tutte cose che si stanno già iniziando a fare. Bisogna poi creare infrastrutture come le casse di espansione, agendo soprattto sui piccoli bacini idrologici, e fare una poltica precisa di riduzione del rischio idrogeologico, che mitighi il rischio. Faccio notare che se i grandi comuni hanno ormai tutti dei piani di protezione civile, non sempre questo vale per i piccoli comuni, che spesso non hanno le risorse per farli. Quindi bisognerebbe che lo Stato o le Regioni li aiutassero a farli".

E a livello individuale?

"Dobbiamo cambiare il nostro stile di vita ad esempio facendo consumo più razionale dell’acqua e apprendendo i comportameti corretti da avere in caso di eventi estremi seguendo le indicazioni dei piani comuali di protezione civile e imparando a rispondere all’emergenza con comportamenti adeguati".

Alessandro Farruggia